Trivial matters (Por see yee)
di Pang Ho-Cheung, 2007
Il settimo film di uno dei migliori "giovani" registi hongkonghesi apparsi negli ultimi anni, nonché presenza fissa (anche quest’anno) al friulano Far East Film, è un film a episodi: è tratto infatti da una raccolta di racconti, molto celebre in patria, scritta dallo stesso Pang. Le brevi storie hanno un qualche tipo di (sottilissimo) filo conduttore, che va al di là della narrazione, e che ha una costante nella presenza della tematica sessuale (in modo molto più "spinto" di quanto non ci abbia abituato Hong Kong) – ma per semplicità è il caso di trattarlo pezzo per pezzo, anche se a rischio di banalizzarlo.
In Vis maior uno psicologo confessa i suoi problemi sessuali alla videocamera uno studente, ma il punto di vista della moglie sembra più realistico: basato su una premessa piuttosto banale, il corto lascia il tempo che trova ma regala diverse risate – di cui almeno una fragorosa – ed è recitato con una dose irresistibile di ironia. Segue un segmento davvero brevissimo in cui un giovane abborda una ragazza sostenendo che il massimo della civicità sia pisciare sulle macchie di sterco nei bagni pubblici. In It’s a festival today, segmento stralunato e riuscitissimo, forse il più semplicemente spassoso del film, un ragazzo inventa un modo creativo per ricevere quotidianamente una fellatio dalla sua castissima fidanzata – con conseguenze inaspettate.
Tak Nga è un documentario realizzato da abitanti di un pianeta colonizzato tra centinaia di anni, che tenta di spiegare l’origine del nome del pianeta stesso. Un divertissement, anche abbastanza ambizioso, ma in definitiva noiosetto: il segmento più debole del gruppo. In Recharge, un produttore va con una prostituta, e condivide con lei un momento di tenerezza ricaricandole una scheda telefonica: per quel misto di inconsistenza e la poesia che sbuca improvvisa – appunto – dal "triviale", forse il corto più "panghiano" del film – comunque, davvero bello. Ma è il malinconico e stupendo Ah Wai The Big Head la vera perla del film: ambientato dagli anni ’90 ai giorni nostri, una storia di amicizie, ipocrisie, affetti, bugie e destini incrociati che risulta persino toccante – e tra le cose migliori girate da Pang, in assoluto. Infine c’è Junior, che inizia con un ammiccamento cinefilo (un dialogo grottesco e assurdo tra il regista Feng Xiaogang e il compositore Peter Kam) e che termina con una storiella leggera leggera – con tanto sberleffo finale.
In definitiva, un godibile affresco di "questioni di poco conto" che si trasformano in incontrollati giochi del fato, giocoso e un po’ paraculo, ma che conquista senza fare troppi sforzi, grazie a un cast ricco e divertito, una regia dalla mano leggerissima, e la solita ineccepibile fotografia di Charlie Lam. Un film che, se nulla aggiunge alla carriera di un regista ormai maturo e sempre più bravo (basta pensare a film come Isabella e Exodus) allo stesso modo nulla vi toglie.
Grande KekkoZ che hai messo Anita Caprioli in “testata”!
Eazye
Ho riso come un maiale durante questo film lo scorso mese al Far east; l episodio della fellatio senz altro il miglipre
Un saluto, gigi da Udine
il mio preferito è l’episodio del senso civico. il pisello di edison dominava già allora incontrastato
lonchaney
con un header così sappi però che non scrollerò mai più la pagina e leggo al massimo mezza recensione.
Junkiepop