Jay, di Francis Xavier Pasion
Venezia 65, Orizzonti
Una delle prime vere sorprese del festival arriva già al secondo giorno: è il film di un giovane e simpatico regista filippino che mette in scena un servizio televisivo di "real drama" (una cosa tipo La vita in diretta) su una madre che ha perso il proprio figlio in un misterioso omicidio, e successivamente ne svela la composizione da parte di un cinico presentatore televisivo. Il film è un’operetta estremamente intelligente e ben costruita, che trova in modo sorprendente il suo posto all’interno di un tema assai sfruttato – quello della manipolazione dei media, e della fascinazione del dolore – e lo fa con un tono che alterna la serietà, momenti grotteschi e persino farseschi, e un’indole di generale sbigottimento nei confronti del mondo e della vanità dell’animo umano. Ci sta pure un meta-finale, ma con garbo. Bravo bravo.
Uno di quei film che occorrerà recuperare seduti sulle rive?
jay e sell out sono parenti di terzo grado e anche i rispettivi registi se sono accorti (e sono diventati amici). jay è veramente interessante, come si suol dire a volte dei film.