Parigi, Cédric Klapisch 2008

Parigi (Paris)
di Cédric Klapisch, 2008

Contro di me si pone il fatto che non avevo mai visto un film di Klapisch – no, nemmeno quel film che nel periodo in cui vivevo a Bologna impazzava tra moltissimi miei coetanei, forse per una sorta di suggestione emulativa dell’erasmus-pensiero che però, dal canto mio, non ho mai trovato così attraente. O forse era solo invidia per chi in Erasmus ci era andato sul serio, chissà. Detto questo, suppongo non sia necessario essere un filologo dell’opera di Klapisch per uscire dal suo ultimo film sensazionalmente insoddisfatti.

Quello che mi sconforta di Paris, oltre al minutaggio davvero fuori dall’ordinario che renderebbe il film indigesto anche a spettatori più avvezzi a cose simili o più semplicemente al mito sempiterno della capitale francese, è che Klapisch dà l’impressione, per tutta la durata del film, di non saper bene dove andare a parare – forse convinto che basti riempire lo schermo di personaggi per fare del cinema corale, che basti farli incontrare per puro caso per parlare del Caso, mettendo in scena, più che quest’ultimo, un vero e proprio Casaccio. Poi, ovviamente le idee ci sono, e i personaggi pure. Ma l’impressione è che tutti questi volti, scaltramente variabili sotto il profilo sociale – che almeno ci venga risparmiata la solita manfrina altoborghese! – funzionino benino da soli e facciano solo disastri quando si incontrano o si scontrano.

Insomma, il fatto che la storia più riuscita del film – il professore di storia Fabrice Luchini che si innamora della studentessa Mélanie Laurent, peraltro una delle ragazze più fiche di Francia – sia basata su un tale polveroso cliché, dice molto sul resto delle vicende. Poi, il film ha i suoi alti e i suoi bassi, e senza dubbio sa migliorarsi e aggiustare il tiro, nella seconda parte, dopo un incipit ipermontato e furbetto e una prima metà in cui sulla stramaledetta Parigi ti verrebbe voglia di tirare una bomba. Ma sequenze orride come quella onirica in 3D ambientata nel software d’architettura (sic) o quella, telefonatissima, dell’incidente al ralenti, sono davvero difficili da digerire persino in un film che ad un certo punto sembra almeno saper ammettere i suoi stessi limiti.

5 Thoughts on “Parigi, Cédric Klapisch 2008

  1. Per una volta almeno posso non disperarmi per la mancata distribuzione dalle mie parti, perchè è sicuro che non lo faranno arrivare…

  2. utente anonimo on 25 settembre 2008 at 18:02 said:

    non so, non l’ho visto per partito preso, mi piace Klapisch, non volevo rovinarmelo…

    però so che la colonna sonora è valida. (ha sempre delle ottime scelte)

    eazye

  3. Dio mio il sogni in 3D, che porcata, non me lo fare ricordare :P

    Ciaoo Rob

  4. utente anonimo on 8 ottobre 2008 at 00:34 said:

    ma si vede che di cinema, regia e sceneggiatura ,interpretazione, non capisci davvero un accidenti…ma proprio niente di niente…..

  5. utente anonimo on 8 ottobre 2008 at 10:18 said:

    In verità l’ho trovato splendido, un film che parla di vita, dell’amore per la vita, di tutta la gamma dei sentimenti umani in tante storie, ed ogni storia, per quanto piccola, ti sembra di capirla benissimo, quasi di averla vissuta.

    Per me è da quattro stelle.

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