Tropic Thunder
di Ben Stiller, 2008
Sarebbe un errore ritenere che la stupidità e l’intelligenza non possano coesistere nella stessa opera cinematografica, che siano insomma due nemesi autoesclusive. Tonnellate di cinema demenziale apparterrebbero in tal modo alla categoria del paradosso, per non parlare della qualità degli elementi più riusciti. E se Tropic thunder è un film stupido, irresistibilmente stupido – basti pensare alla trivialità dei pedali che riesce a schiacciare per causare risate: peraltro riuscendoci un’alta percentuale di volte – è davvero impossibile non notare la raffinatezza con cui il film è pensato e realizzato. E la spregiudicata e intelligente stratificazione con cui riesce a rendere omaggio alla fabbrica dei sogni, e a demolire le sue basi dall’interno, la sua avidità e la vanità intrinseca entro cui l’industria del cinema è radicata, con esplosioni beffarde e deflagranti. Tropic thunder può fare quindi l’impressione di un radical chic che scoreggia, o di una barzelletta sconcia raccontata da un nobile miliardario tra le mura della sua tenuta: sta al pubblico accettare o meno il gioco, come già nel caso del film precedente di Stiller, Zoolander. Di cui Tropic Thunder è degno proseguitore: anzi, riesce spesso e volentieri a superare il suo cultissimo fratello maggiore. L’unica cosa certa infatti, in questo gioco di riconoscimenti e di contratti reciproci tra schermo e spettatore, è quella che sta davanti agli occhi, e che è davvero difficile negare: prima di tutto, dei production values favolosi (almeno per una commedia); poi, una sceneggiatura che non perde un colpo e che si discosta dai famosi tempi lunghi di Judd Apatow riaccelerando tutto d’un colpo la commedia americana: esordio come co-sceneggiatore dell’attore lynchano Justin Theroux; infine, un cast smisurato e incredibile, di cui tutti parlano da mesi, ma che fa meraviglie persino più di quanto ci sia aspettasse. E se è impossibile non citare il Kirk Lazarus di Robert Downey Jr., la vera sorpresa (circa: ormai se ne parlava da tempo, ovunque) è il Les Grossman di Tom Cruise: si sarà pure fottuto il cervello, ma con quattro mossette e una presenza scenica monumentale, Cruise ruba la scena a tutti.
Nota: il doppiaggio italiano fa meno danni di quel che temessi, appunto, perché il film è talmente riuscito sotto profili non-verbali da non risultare mai (troppo) maltrattato, e l’adattamento almeno rinuncia a inventarsi uno slang, come venne fatto in Zoolander (figoso, anyone?) nonostante si prenda comunque qualche libertà nel "forzare la mano" sui dialoghi. Molto sacrificato, come previsto, il personaggio di Robert Downey Jr.: non essendo la sua una macchietta "traducibile", in alcun modo, l’edizione italiana si limita a un vocione e a qualche "man!" ogni tanto. Ma poteva andare peggio, che so, potevano farlo parlare come Mammy di Via col vento. Vi invito caldamente a recuperare successivamente un’edizione originale, per potere godere appieno della sua meravigliosa meta-mimesi.
Etan Cohen, non Ethan Coen; non sono la stessa persona, sono due persone diverse. Povero Etan Cohen, tutti lo scambiano per Ethan Coen.
L
@anonimo/a L: effettivamente ho preso una sonora cantonata, ho cancellato quella sfortunata frasetta relativa al povero povero POVERO Mr Cohen. E vabbè, capita. No?
(almeno non sono uno di quelli che li chiama i fratelli Cohen – eh lo so, mi consolo con poco)
Tom Cruise mi ha piegato, il film sinceramente no, non merita il paragone con Zoolander.
ha-ha-ha.
Kekko
sarà colpa della mancanza di sottotitoli, del mio scarso inglese o chissà che, ma RDJ è incomprensibile, o quasi, nella versione originale. almeno, io spesso non l’ho capito.
ottimo livello comunque di sto film. alcune risate grasse me le ha fatte fare.
REFUSETTO: Les Grossman e non Len Grossman, gioco di parole simil francofono (Le gros man = l’uomo grosso).
Ma vogliamo parlare del pericolo di going “full retard”???
Eazye
Quasi quasi tolgo la scritta “commenti” e metto “segnalazione refusi”.
Molto divertente anche l’idea di “appoggiare” i finti trailer degli attori del film ai trailer veri
il Coach
I trailer prima del film sono stati una chicca. Molto divertenti ( e quello dei preti gay con Toby pensavo pure fosse vero ^^” ) ma il film comunque merita in versione originale.
Qualche risata in più non mi avrebbe affatto dispiaciuto…
Torakiki
l’ho trovato un film bello, bello, bello in modo assurdo…
e molto intelligente…
Flavio
non avrei mai pensato di rimanere così deluso. per la prima metà del film avrò riso si e no 3 volte.
e ancora non me ne capacito.
ho visto il film sabato e devo dire che è divertente al punto giusto… ci sono delle battute intelligenti e tom cruise nei panni del produttore è irriconoscibile.luisab