Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, Steven Spielberg 2008

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull)
di Steven Spielberg, 2008

Da eterno difensore dell’opera di Steven Spielberg, non solo tra le figure più fondamentali dell’industra del cinema statunitense ma regista straordinario dagli anni che chiusero l’era della New Hollywood (inutile citare i titoli immortali da lui diretti a cavallo tra gli anni ’70 e ’80) a tempi più recenti (solo in questo decennio sono uscite cose come A.I., Prova a prendermi e La guerra dei mondi), da fan e da amante del suo lavoro mi risulta difficile ammettere che il suo ritorno nella saga di Indiana Jones sia stato un buco nell’acqua. Ma è un’ammissione necessaria, e che non ammette giustificazioni di sorta.

Eppure, ce ne sarebbero: se è solo un omaggio a un cinema che fu – il quale a sua volta, guarda caso, era un omaggio a un cinema che fu stato – allora si potrebbero davvero perdonare molte cose, o alcune cose, in nome di un indefinibile e banalissimo afflato affettivo? E quante, in tal caso? La mia risposta è no, perché il quarto Indy, a quasi vent’anni dal precedente, è un film sostanzialmente sbagliato, squilibrato, noioso, ma soprattutto pigro. La sensazione che dà – e che sia andata così o meno, importa poco – è quella di un team di lavoro soffocato da un eccessivo entusiasmo iniziale, che ritrovatosi tra le mani questa robetta di poco conto – in fondo, di questo Teschio di Cristallo, ma che ci frega? – a fronte di aspettative pazzesche, ha deciso di lavorare al minimo artistico.

Così la sceneggiatura del non sempre brillante David Koepp, svogliata e dedita a un’irritante casualità, in cui tutto ciò che succede nel film lascia i personaggi completamente passivi, quasi storditi, in attesa del prossimo movimento. Così la regia, che (soprattutto nella seconda unità) si dedica qui e là a qualche virtuosismo, ma dimenticando per strada ogni credibilità – e trovandosi infine invischiata nel ridicolo involontario. Il fenomenale incipit con i ragazzi in decappottabile che stuzzicano i militari sulle strade deserte del Nevada lascia ancora più con l’amaro in bocca. In fondo, e dico forse, bastava metterci un po’ di ironia in meno e un po’ di cuore in più.

19 Thoughts on “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, Steven Spielberg 2008

  1. utente anonimo on 5 novembre 2008 at 13:15 said:

    E la puntata di South Park a tema dice tutto.

  2. Yes, non l’ho ancora vista, aspettavo di vedere il film… ma lo farò presto.

  3. e comunque A.I. faceva cagare il cazzo. e tu lo sai.

    maledetti alieni.

    :-D

  4. Vaffanculo, nico.

    (scusateci, è una cosa tra di noi ^^)

  5. ai tempi scrissi di questo Indy come di un film inutile. Non di per sè brutto, ma neppure bello. Con il grave difetto che è stato fatto 19 anni dopo. Se sta cosetta fosse stata raccontata due anni dopo il tempio magari… ma non ora. Ora e dopo il bel terzo capitolo (tutto giocato sul mito) è inutile, e per questo fastidioso.

  6. utente anonimo on 5 novembre 2008 at 14:51 said:

    A me AI mi è piaciuto una cifra, solo alla fine il parallelo fra mamma Aliena VS Mamma di Carne fa un pò acqua.

    Paperolibero

  7. utente anonimo on 5 novembre 2008 at 15:01 said:

    ma insomma…

    eazye

  8. utente anonimo on 5 novembre 2008 at 16:14 said:

    Eppoi ‘sto teschio de cristallo… ma l’avete visto bene?

    E”na capoccia de plastica co’ dentro il cellophane ammucchiato!

    Ma davero! Se vede!

    Sembra quello di Alien che ciai tu a casa, coi DVD dentro, quello che sta sul mobile di Ikea.

    Banjo

  9. Io personalmente no, sul mobile ikea ho questo, ma fa lo stesso. :-D

  10. No, sul mobile Ikea ciai il mostro verde con un occhio di Monster&Co. E parla pure. Ghghghgh

  11. “Lo sapevo, la colpa è del piccoletto verde perché ha un occhio solo!”

  12. utente anonimo on 5 novembre 2008 at 17:31 said:

    Soprattutto della seconda unità???

    Che finezza, ti giorno che non l’avevo mai letta in nessuna recensione!

    ^_?

  13. (che poi, in realtà il coinvolgimento attivo nel film della seconda unità nelle scene puramente action era solo un’intuizione mia, e probabilmente pure sbagliata – anche se il fatto che il regista della seconda unità sia Dan Bradley, che di mestiere fa lo stunt coordinator, sembrerebbe proprio corroborare la mia ipotesi ^^)

  14. Non so se si possa perdonare. Tutti prendono cantonate, e Spielberg, come avete già detto, ne ha prese già, però da un Maestro si aspetta sempre un certo livello di film. Indy 4 è svogliato, scialbo, cavalca l’onda del mito dei 3 capitoli precedenti e della loro quantità di noleggi che sono stati fatti negli anni. Tutto nell’ordine delle cose. Troppo nell’ordine.

    Saluti!

  15. oooh meno male che c’è gente ancora con la testa sulle spalle. E’ proprio perchè si ama il dato naif dei tre precedenti che non si può approvare questa lordura qua, che è solo cheap.

  16. utente anonimo on 5 novembre 2008 at 22:53 said:

    Sì e ti giorno che da oggi userò questa cosa in ogni discussione su qualunque film!

    Comunque, per quello che conta, concordo!

  17. utente anonimo on 7 novembre 2008 at 16:38 said:

    Quersto film è una CIOFECA… che belllo, per la prima volta arrivi TU in ritardo con una recensione :-P

  18. quello sopra sono io ^^

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