Inkheart – La leggenda di Cuore d’Inchiostro (Inkheart)
di Iain Softley, 2008
Non voglio spendere troppo tempo per parlare di un film le cui caratteristiche si potrebbero raccontare durante quattro o cinque piani d’ascensore, che basterebbero per includervi anche i suoi lati positivi, dove il principale è la sua totale inoffensività – e di rimando, la sua quasi totale inanità. Inkheart non serve a nessuno e non fa male a nessuno, insomma: vedete voi se questi sono dei pro o dei contro.
Dal canto mio, non mi sono arrabbiato né divertito granché, il massimo sbilanciamento che mi ha dato è stato lo sbuffo annoiato e l’apprezzamento per il décor generale. Niente di grave: non mi aspettavo di certo altro. Da un’idea così vecchiotta e abusata (la letteratura che prende vita, ancora una volta), trarre qualcosa di veramente interessante sarebbe stata una sorpresa, e non mi sembra che nessuno si sia sforzato eccessivamente per tirarla fuori – e includo nel mazzo le pigrissime performance di due pezzi da novanta come Andy Serkis e Helen Mirren. L’unico che si sbatte un po’ è Paul Bettany, il che è tutto dire. Tutto qui.
Particolarmente bizzarro ed esaltante però, per chi come me ha bazzicato la Riviera Ligure di Ponente tutta la vita, trovare pezzi di Alassio e Albenga (e non solo) sparsi qua e là per il film.
LOST IN AUSTEN ! Guardate LOST IN AUSTEEEEEEEEN !
(violetta)
Ma Iain Softley una volta non era un autore??
lo so violetta è meraviglioso troppo forteeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!
-Alessia-