Ip Man, Wilson Yip 2008

Ip Man
di Wilson Yip, 2008

Per quanto il nome suoni a noi sconosciuto, Ip Man è una delle più celebri figure della cultura cinese del novecento. Originario di Foshan, dove il film è infatti ambientato, conobbe fama e fortuna quando nel 1949 fuggì dal regime comunista per aprire una scuola a Hong Kong, rendendo celebre in tutto il mondo l’arte marziale in cui era specializzato e che insegnò fino alla morte nel 1972: il Wing Shun (letteralmente: Canto di Primavera). Quella, per intenderci, praticata da Bruce Lee – che infatti è stato il suo allievo per quattro anni, a metà degli anni ’50.

Ma il film di Wilson Yip, da quasi 15 anni uno dei registi più interessanti ed eclettici del cinema hongkonghese, dopo una mezz’ora in cui si introduce necessariamente il personaggio di Ip Man e la sua quieta filosofia di vita zen, racconta romanzandola un’altra storia: come Ip Man sopravvisse alla violenta invasione giapponese negli anni ’30, prima cercando un sostentamento per la sua famiglia e successivamente mettendosi in prima fila contro un generale deciso a mostrare la superiorità delle arti marziali giapponesi. Ferocemente antinipponico, il film non è solo il racconto di una figura leggendaria e dalla statura immediatamente epica – e il film riesce, soprattutto grazie alla flemma di Donnie Yen, a trasmettere questa concezione mitologica senza bisogno di troppe didascalie – ma anche una parabola profonda sull’onore e sul valore.

Ip Man si può mettere a confronto con il buon Fearless di Ronny Yu, che raccontava la storia del maestro Huo Yuanjia (1868-1910). Ma il film di Yip lo supera di gran lunga, sia per la compostezza e le qualità formali, che per la meraviglia dei combattimenti (curati dalle mani esperte di Sammo Hung e Leung Siu Hung), che per la precisione mista a potenza con cui trae da un racconto storico, narrato peraltro con una grande cura nella ricostruzione dei dettagli scenografici (spesso con attributi quasi teatrali, come la buia stanza dove si svolgono i combattimenti in onore del generale, ma anche la Foshan-set) e nessun cedimento alla vuota spettacolarizzazione dei gesti, un film enormemente appassionante, e persino commovente – per esempio, nel ruolo affidato all’attrice Lynn Hung verso il finale.

Nel cast, la parte del leone la fa ovviamente Donnie Yen nella parte di Ip Man, ma anche il cast secondario è eccezionale: vibrante la prova difficile di Gordon Lam, ottimo come sempre Simon Yam, e perfetta la presenza imponente di Hiroyuki Ikeuchi.

L’edizione home-video hongkonghese è disponibile da febbraio sia in DVD che in Blu-ray, ma purtroppo è Regione 3.

Ne ha scritto, ben prima di me e ben meglio, il buon Murda.

One Thought on “Ip Man, Wilson Yip 2008

  1. utente anonimo on 7 aprile 2009 at 00:26 said:

    grazie Kekkoz, grazie, grazie, manco sapevo esistesse Donnie Yen e ora ho gia visto tutto quello che si può rintracciare. grazie.

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