Two lovers, James Gray 2008

Two lovers
di James Gray, 2008

Adattando a suo modo Le notti bianche di Dostoevskij, James Gray è riuscito nella difficile impresa di smarcarsi dalla sensazione di avere per le mani un regista che, per quanto capriccioso con i suoi 4 film nel giro di 15 anni, sembrava poter essere legato indissolubilmente a un singolo immaginario, diciamo, gangsteristico (sui generis): era difficile insomma immaginare un film come Two lovers dopo We own the night.

Allo stesso tempo però Gray traccia una chiara linea di congiunzione con l’opera precedente: Two lovers è sì un film estremamente differente, un dramma sentimentale, minuto e intimo anche se profondamente universale, sottilmente (e crudelmente) ironico, ma che risente di un evidente tocco personale – che si vede soprattutto nei temi e nelle figure rappresentate (il rapporto con la famiglia, la frustrazione, il compromesso) ma anche nel modo in cui il film è girato: compassato e cupo, e insieme quieto e avvolgente, e infine geniale nelle tre sequenze ambientate sul tetto del palazzo, volutamente centrali nello sviluppo della trama e girate con una precisione e un rigore geometrico che fanno sembrare claustrofobico e angosciante il più "aperto" degli ambienti, e che – del tutto personalmente, e inconsciamente – mi hanno ricordato alcuni momenti de L’avventura di Antonioni.

Il lavoro di Gray sugli ambienti (soprattutto quelli chiusi: le stanze, le botteghe, i ristoranti), e sui rapporti tra i personaggi rappresentati spesso tramite l’utilizzo di metafore e di feticci, e la recitazione dei tre protagonisti, attenuata e quasi soffocata dalla nebbia dei sentimenti, a cui viene concesso uno sguardo in macchina (come se soltanto noi potessimo fornire una redenzione dalle loro necessarie sventure, e ce la chiedessero in un istante, disperatamente), permettono di trasformare un triangolo amoroso che sulla carta sembrerebbe piuttosto prevedibile (banalizzando: lei ama lui, lui ama l’altra, l’altra non ama lui) in una riflessione sull’impossibilità umana di essere felici, a tratti (come nell’inevitabile finale) emotivamente devastante.

9 Thoughts on “Two lovers, James Gray 2008

  1. vorrei urlare, uno dei film che aspetto di più insieme a Mann in questo 2009

  2. Concordo. Filmdellamadonna.

  3. utente anonimo on 19 marzo 2009 at 14:00 said:

    tutti quelli che non sono ad Austin (:S) pronti a fare “Primo” su FridayP?

    Alfio Garozzo

  4. wow, film geniale. sottilmente inquietante, geometrico, claustrofobico (claustrofobia degli spazi e dei sentimenti).

  5. ..e ho sentito l’odore di naftalina.

  6. utente anonimo on 31 marzo 2009 at 19:35 said:

    Ma sono proprio l’unica che sia questa volta, sia in “We own the night” ha percepito una colossale fatica a decollare da parte della storia? Se in “Two lovers” lo possiamo giustificare con la volontà di creare, anche nei ritmi, un’atmosfera claustrofobica, beh… Nel film precedente la scusa non è così facile… E allora mi viene il dubbio che forse non è un rallentamento consapevole in nessuno dei due casi. Mah.

    Comunque sia: grande Joaquin!

  7. Un gran bel film!

  8. l’ho adorato

    dielle

  9. luglio 2009

    [..] Nemico pubblico n°1- La fuga J.F. Richet [°][°][°] “Serrato e impetuoso, il film di Richet va a rotta di collo e come Mesrine sfugge a (quasi) tutto. Alle ideologie, ai manicheismi, all’(anti)eroismo romantico, anche alle [..]

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