Jar city (Mýrin), Baltasar Kormákur 2006

Jar city (Mýrin)
di Baltasar Kormákur, 2006

Il quarto film dell’islandese Baltasar Kormákur, che esordì qualche anno fa e ottenne anche una buona visibilità con il suo 101 Reykjavík, è una detective story. Un giallo, se vogliamo. Ne ha tutte le caratteristiche: c’è un delitto, c’è un detective, c’è un colpevole, c’è un mistero che si apre su qualcosa più grande di lui. Ma il merito di Jar city è di riuscire ad andare oltre la capacità di raccontare la sua storia, la sua indagine e il suo mistero.

Oltre all’idea perfetta (non so se venga dal libro di Arnaldur Indriðason) di raccontare la vicenda attraverso due linee cronologiche distinte – mettendo in secondo piano la ricerca del colpevole in sé rispetto al contesto narrativo, con un uso intelligente delle marche temporali (come il vetro rotto sporco di sangue) – il merito è di aver costruito con Erlendur (Ingvar Eggert Sigurðsson) un personaggio assolutamente formidabile per come riesce a interpretare la decadenza e la disillusione di un’intera generazione, e per come il suo carattere dialoga con la desolazione dell’ambiente esterno. Un’Islanda che è la città di Reykjavík ma anche e soprattutto quella, più piccola, di Keflavík, e dei paesini limitrofi nella zona vulcanica di Reykjanes, regni di vento e di "palude" (la "mýrin" del titolo), di grigio e di buio, di nuvole e di solitudine.

Ma entrambi i luoghi custodiscono i loro segreti, quali in un ventre di terra o in una cloaca nascosta dalle travi, quali tra i corridoi immacolati di un grande palazzo, nascosti dentro barattoli – una incomprensibile "città di barattoli" sterili. Per Erlendur ormai è troppo tardi per rivelare questi segreti, per riunire il barattolo con il legno della cassa, né tantomeno è più tempo per la leggerezza del suo collega: la sua è quasi un’inerzia a indagare, sollevato magari dalla sensazione di una vicinanza con il caso e con la paura di perdere per sempre una figlia difficile, ma schiacciato dalla certezza che ormai sia un po’ tardi per tutti – e che della natura umana ci sono giusto i cocci, da raccogliere.

Jar city è poi un film girato e fotografato in modo sensazionale, tutto impietosi campi lunghi e implacabili riprese aeree, più un incipit che mette i brividi e un crescendo disperato che non può non lasciare traccia. Davvero molto bello.

Dopo l’uscita in patria nell’autunno 2006, Jar city ha fatto il giro lungo nei festival per poi uscire nel 2008 in alcuni paesi tra cui Danimarca, Francia, Regno Unito, Olanda e Grecia. Da noi, ancora nessuna traccia.

Il DVD inglese non si trova dappertutto, ma si può acquistare a pochi euro sul sito della HMV.

In ogni caso, sorpresa delle sorprese, i tre film precedenti di Baltasar Kormákur sono tutti usciti in DVD italiano, e li potete trovare su IBS o su BOL. Magari è un buon segno. Se preferite le edizioni britanniche, ci sono anche su Play.com.

4 Thoughts on “Jar city (Mýrin), Baltasar Kormákur 2006

  1. utente anonimo on 13 aprile 2009 at 19:00 said:

    Con questo tuo infottimento per il cinema islandese hai incuriosito anche me, eh eh, specialmente con questo Jar City… Ma le speranze che possa arrivare da noi al momento mi sembrano molto vaghe…

    BOLZO

  2. azzo mi hai incuriosito.. lo procurerò!

  3. Ingvar Sigurðsson rocks the world. Peccato che all’estero non abbia la carriera che si meriterebbe (tipo, era in K-19 di fianco a Liam Neeson e Harrison Ford per tutto il film, ma ha due-battute-due, e poi ha fatto Beowulf & Grendel con Gerard Butler, ma da noi non è mai uscito – vabbè, dico giusto per acquistare un po’ di visibilità).

    Son contenta che ti sia piacuto e spero che tu l’abbia trovato con l’audio in sync.

    (Fálkar di Friðrik Þór Friðriksson ce l’hai per caso, tu?)

  4. @byronic: Ingvar Sigurðsson FTW. L’audio era perfetto. Ti ringrazio per avermi dato lo stimolo definitivo a vederlo – e ho recuperato anche 101 Reykjavik, anche se non so quando riuscirò a guardarlo. Il prossimo è Angels of the Universe, I presume. Fálkar, er, me lo cerco.

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