Red cliff 2, John Woo 2009

Red cliff 2
di John Woo, 2009

Da queste parti qualche mese fa si è già parlato di Red cliff, prima parte della saga che questo film conclude, e che arriverà probabilmente dalle nostre parti riassunta in un singolo film di due ore e mezza – nella speranza che almeno l’edizione DVD faccia fede alla versione integrale.

E potremmo questo post come un’appendice che conferma in tutto e per tutto l’impressione avuta dalla prima parte: ovvero, quella di un gran bel film epico, sorretto da una regia robustissima ma ricca di tocchi personali, e da un cast spaventoso in cui, come sempre, spicca l’interpretazione di Tony Leung. E anche l’idea alla base è la stessa: anche Red cliff 2 è un film di guerra in cui le battaglie occupano un ruolo del tutto marginale, almeno da un punto di vista temporale. Ancora di più in questa seconda parte, in cui l’attesa ed esplosiva "resa dei conti", anticipata con un "cliffhanger" dal finale della prima, arriva invece dopo due ore di tattiche belliche (particolarmente esaltante quella delle navi-spaventapasseri), attese e inganni, e tra l’altro in cui le arti marziali scompaiono quasi del tutto.

Dico di più, la seconda parte è forse migliore della prima: avendo avuto già la possibilità di studiare ampiamente i moltissimi personaggi, e ancora di più quest’ultimi quella di studiarsi tra di loro, Woo e i suoi co-sceneggiatori hanno qui una maggiore libertà, che porta al desiderio di aprire stupende parentesi come quella della storia "d’amore" tra Zhao Wei e Dong Dawei, di dedicarsi più spiccatamente alle motivazioni di Cao Cao (interpretato magnificamente da Zhang Fengyi), e di aumentare l’ironia e le divagazioni (soprattutto nella prima ora), ma senza rinunciare al gusto dell’epos puro.

E infine, all’apologia dello stoicismo vendicativo e sanguinario dei vecchi tempi si sostituisce una visione molto più malinconica, saggia anche se forse meno affascinante, per cui nella guerra "non c’è nessun vincitore". Se non, forse, il paesaggio della scena finale. La Terra che il fuoco ha risparmiato, e la cui erba verde, luminosa e patinata, non cresce che con l’umore dei cadaveri sotterrati nel suo ventre. Qualcosa del genere

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