State of play
di Kevin Macdonald, 2009
Non ho voglia, c’è poco da dire, vieniamo al dunque: il film è tratto da una miniserie della BBC che purtroppo non ho mai visto (ma che potrei anche decidermi a vedere, visto il cast della madonna), e sposta l’azione dal Regno Unito a Washington DC. Russel Crowe è il giornalista vecchio stampo, Ben Affleck il politico in difficoltà, Rachel McAdams è Kelly Macdonald, Helen Mirren è la doverosa rappresentanza britannica.
Come si può evincere da pochi elementi, State of play è abbastanza inquadrabile, altrettanto inquadrato, pure squadrato, aggiungerei. Ma questa diventa anche la sua forza: il film è sensato, attualissimo e divertente, la regia di Macdonald è capace, robusta e pragmatica, il cast è fascinoso e terribilmente azzeccato – persino Ben Affleck. Non si prende mai il volo, ma si trova gusto nel tenere i piedi ben piantati a terra, nonostante la sceneggiatura tenda a inseguire semplificazioni e rassicurazioni narrative.
Alla fine, in questo panorama di inattaccabile e spassosa mediocrità, riesce però a spuntarla in modo eccellente il discorso centrale del film, quello sulla morte e sul significato del giornalismo (e dell’immaginario del "giornalista"), che aggiorna Tutti gli uomini del presidente – anche con omaggi espliciti – ai tempi del blog e del giornalismo online.
Nei cinema dal 30 aprile 2009
alla faccia del cast, mi sa che lo recupero prima di vedere il film …
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