Fanboys
di Kyle Newman, 2008
Vorrei per pigrizia dare per scontate le vicende che hanno accompagnato la produzione di Fanboys, visto che se ne è parlato molto sui siti di cinema di tutto il mondo – ma sono troppo curiose per non fare un ripassino veloce. E poi, scoprirete in seguito, sono molto più divertenti gli aneddoti che non il film stesso.
Dunque: il film racconta di un gruppo di ragazzi appassionati di Star Wars che nel 1998 fa un lungo viaggio il cui obiettivo è entrare nello Skywalker Ranch di George Lucas e fottersi una copia della Minaccia Fantasma. Uno di loro è malato di cancro, e questo è il loro addio. George Lucas approva. Kevin Smith dice "figata, posso fare un cameo"? Fin qui tutto bene. Il film deve uscire nell’agosto 2007, ma viene spostato al 2008: mancano delle scene, e non si possono girare fino a settembre. Le scene vengono girate, ma da un certo Steven Brill. Mettetelo lì. Inizio 2008, un blogger rivela che la trama del cancro è sparita: adesso i protagonisti lo fanno solo così, perché non c’hanno un cazzo da fare. E questa versione potrebbe uscire ad aprile 2008. Paura, eh? I fan di Star wars si ribellano, e cominciano una flame war di quelle toste. Steven Brill a questo punto interviene, e dà loro dei perdenti, li minaccia fisicamente. Newman intanto parteggia con i fanboys. A luglio il film non è ancora uscito, ma Newman conferma che la cosa del cancro c’è. Pericolo sventato: Newman ha avuto circa 36 ore (!) per far tornare il film quello che era, e a fine mese il film viene proiettato al Comic-con. L’uscita viene annunciata per settembre, ma niente. Viene annunciata per novembre, ma niente. Alla fine il film esce a febbraio 2009.
Di fronte a una tale cagnara, e a una delle vicende più incasinate e sfortunate del decennio, è facile che uno si crei delle aspettative. Non tanto che il film sia stupendo – ma almeno che sia una robetta da culto, un film reso assolutamente squilibrato dalle traversie produttive. Invece Fanboys è una commedia pressoché innocua, un romanzo di formazione geek costruito peraltro su due meri e palesi pretesti. Primo, di mettere più citazioni possibili della saga di Star Wars all’interno di un film di un’ora e mezza: e il film è tutto lì. Secondo, eventualmente, sfruttare l’ambientazione anni ’90 (per esempio, aprire il film sui Chumbawamba e sfoggiare un montage sulle note di "Lump" dei Presidents of the USA).
Tolta l’occasione di ficcare qua e là cameo spudorati come quello di Seth Rogen, che nel film interpreta addirittura due personaggi, purtroppo il film finisce lì, nel suo snocciolare frasi e riferimenti e nel giocare con gli anacronismi nel contesto di un decennio con forse troppa poca personalità. Sotto tutto questo c’è solo una commediola noiosetta, con pochissime idee, molte delle quali abbastanza ritrite, e troppo incondizionatamente innamorata dei suoi sfigatissimi – ma nemmeno poi tanto – protagonisti.
Anche se, lo devo ammettere, il film alla fine fa molta simpatia: è sgraziato e scontatissimo, ma si fa guardare senza troppo fastidio – e se manca la verve, anche linguistica (roba da educande), dei film prodotti da Judd Apatow, si recupera in empatia. Anche perché da queste parti si è sempre tifato per Star Wars, e ignorato bellamente Star Trek. E poi ci sono Kristen Bell e Jay Baruchel, che insomma.
Non è ancora prevista un’uscita italiana, ma il film potrebbe funzionare anche da noi. Tranne la sequenza – tremenda, btw – in cui Ethan Suplee fa un’imitazione da bagaglino di Harry Knowles, il fondatore di Ain’t it cool news. Vorrei proprio vedere come la traducono.
A casa mia si e’ guadagnato un 6 solo per averci fatto risentire Lump dopo tanto, troppo tempo.
E la cosa che piu’ ha lasciato perplessi e’ che Seth Rogen, in uno di quei brevi ruoli “a sorpresa” in cui di solito anche l’ultimo dei pirla riesce a fare la figura del genio, e’ invece la cosa meno divertente del film. E lascia perplessi perche’ altrove invece lo si apprezza. La cosa e’ altamente illogica, tanto per citare il film sbagliato.