La ragazza del mio migliore amico (My best friend’s girl)
di Howard Deutch, 2008
Per sapere che l’ennesimo film di Deutch, che a più di vent’anni di distanza da Bella in rosa potrebbe anche pensare a un piano di prepensionamento per liberarci dalla robaccia che gli danno in mano periodicamente, fosse una puttanata forse non c’era bisogno di vederlo davvero. Ma sul serio, qui si raggiungono dei tali baratri di schifo che per una volta la visione è un’esperienza consigliata, quasi esoterica.
No, scherzo. Due palle così.
Il fatto è che il film è costruito sull’assunto di essere una commedia "scorretta" in cui la presenza di Jason Biggs dovrebbe fungere da grossa freccia al neon che indica e dice vagina! misoginia! senza sopracciglia!. Ma quest’assunto è basato completamente su un autoconvincimento di natura quasi patologica, psichiatrica: perché in realtà è una commedia brutta brutta, banale e moraleggiante, in cui i personaggi dicono le parolacce. Tutto lì: parolacce a vanvera, e sotto niente. Un po’ come questo post.
Quando han tirato fuori Harry, ti presento Sally nei dialoghi volevo bruciare tutto.
Fulcro del film è questo tremendissimo Dane Cook, che prima di questo deve aver fatto solo cose che non ho visto – e stavo benone. Troppo somigliante (fisicamente identico) a uno dei miei più cari amici per riuscire a odiarlo fino in fondo (e a pensare ad altro durante il film oltre che a ehi ma cazzo è proprio uguale), è un attore che ha all’incirca il carisma di un sacchetto della spazzatura – e cercano di vendercelo come il nuovo Clive Owen. Perché, Clive Owen è morto? Suvvia.
Grazie a Cook però funziona l’unica sequenza decente del film, l’unica – e lo ripeto nonostante il corsivo fosse già abbastanza esplicito: l’unica – che strappi quantomeno un sorriso: quella in cui lui cammina al ralenti nel corridoio della chiesa con The Man Comes Around di Johnny Cash in sottofondo, e quello che ne segue – in ogni caso, una roba annunciata fin dall’incipit. Il resto del film è da buttare. Ripeto: da buttare. Senza riciclaggio. Questo è un film che riesce a sprecare Alec Baldwin e Lizzy Caplan.
C’è da dire che il doppiaggio è una roba aberrante, e non so se il film in lingua originale possa essere più divertente: tutti i dialoghi con Dane Cook sono costruiti su un meccanismo di rilancio (cioè ogni semplice proposizione viene resa più colorita da una similitudine o da una metafora particolarmente colorita ed esagerata) che in italiano si perdono completamente – sia per le qualità intrinseche della lingua, sia perché sono tradotti con il culo. Ma non ridevo nemmeno a immaginarmi come potevano essere divertenti in inglese – oppure scritti da una persona non cretina – che di solito è una scappatoiafunzionante.
Ma soprattutto: vaffanculo, Kate Hudson. Lei è un’altra di quelle che dovrebbe proprio darci un taglio, non ne azzecca una da quasi dieci anni, e con la doppietta di questo e Bride Wars si è superato ogni limite, e ha veramente, ma veramente, stufato. Oh ma levati di torno, tronco.
Nei cinema dal 19 giugno 2009
Però povera Kate, era così carina in Come farsi lasciare in 10 giorni. E in Almost famous ovvio.
Ma…. Washington?
Dane Cook non è tanto un attore quanto uno stand-up comedian che non fa notoriamente ridere ma ha un gran successo. Cerca un po’ di roba sua su Youtube e poi giudica.
LB
Beh ma qualche film l’ha fatto.
Tutti titoloni eh.
Charlie viene prima di tuo marito.
le tue parole su kate hudson mi scaldano il cuor.
Kate Huson ha il muso che ispira antipatia, non trovate?
ci vai giù pesante eh?
io, nel suo tristissimo genere, lo promuovo.