Brüno
di Larry Charles, 2009
Tre anni dopo il boom di Borat, Sacha Baron Cohen e Larry Charles tornano sui loro passi con un altro personaggio nato nella trasmissione Ali G Show. Anche l’austriaco Brüno è una macchietta modellata su luoghi comuni, che riguardano questa volta la cultura pop mitteleuropea, il mondo della moda e – tanto per far imbestialire più persone possibili – gli omosessuali.
La prima domanda che molti si pongono di fronte a un film come Brüno (dopo aver sgomberato il campo da improbabili accuse di omofobia) è: potrà andare oltre le provocazioni del film precedente? E la seconda è: faranno ancora ridere? La risposta alla prima è, inaspettatamente, sì: Brüno è più provocatorio, più volgare e più eccessivo di Borat, e maggiore la sensazione che Cohen & C. siano bacati nel cervello, soprattutto tenendo conto di come il film è costruito – cioè su un susseguirsi di "burle" costruite sulla stupidità, l’imbarazzo o la semplice confusione di malcapitati di turno, e con un certo sprezzo del pericolo. E fin qui, accettate le regole, tutto bene.
Sul divertimento in sé, l’indicazione è chiara e semplice: se Borat non è vi è piaciuto, state alla larga da questo. L’umorismo, sempre di grana grossissima, è basato sui medesimi linguaggi, proprio come lo stile con cui il film è costruito. Peccato però che Charles e Cohen, dopo una prima mezz’ora davvero spassosa, stavolta sembrino arrancare per arrivare al minutaggio necessario (peraltro irrisorio), e che tutta la parte centrale, tranne qualche eccezione, sia stanca e annoiata.
Ma la sequenza finale, una clamorosa beffa ai danni di centinaia di white trash dell’Arkansas (e non dico di più), è davvero sensazionale e ripaga del tutto. Vale la pena di aspettarla, con un po’ di pazienza.
Con Borat mi sono divertito e credo che anche Brüno me lo andrò a vedere di sicuro. Speriamo solo che la gag finale non si faccia attendere troppo.
Ciao
Però in lingua originale, doppiato davvero non ha senso.
Secondo me è andato ben oltre Borat, ha spinto il limite all’impossibile, in due o tre situazioni secondo me ha pure rischiato la vita… (tipo a Gerusalemme o nell’intervista con il tipo d’Hamas)
Io l’ho trovato molto “politico”. Per altro in Francia ha sollevato un polverone… ha ricevuto esattamente le stesse critiche dai conservatori omofobi che dalla comunità gay. Ergo, ha colto nel segno.
Alfiuzzo
Sono d’accordo su tutto, sia sul fatto che sia “politico” tra virgolette sia che abbia colto nel segno in tal senso – ma trovo che abbia i suoi limiti in ogni caso, a prescindere.
pur non essendo particolarmente interessato al film in sè, sono comunque curioso di conoscere sia il significato “politico” del film sia in che modo la pellicola ha “colto nel segno”.
Cioè, se ha un senso “politico” al di là del “fare ridere”, che comunque è sempre una buona cosa mi piacerebbe qual è il senso politico che chi ha visto il film ha colto nella pellicola.
Mah, non ho visto il primo e credo don vedrò neppure questo… non riesco ad affrontare film dei quali leggo, nella maggior parte dei commenti o delle recensioni, cose tipo “grana grossa”.
E’ un mio limite.
Banjo
Caro checchoz,
il tuo blog mi ha convinto a diventare anche io un bloggoloide. cristo santo.
diciamo che il rischio di plagio è dietro l’angolo e me ne vanto. ma siccome pare che vediamo un pò gli stessi film, chi prima chi dopo… mi piacerebbe che fossi uno dei miei lettori/commentatori.
Detto questo se hai tempo dai un’occhiata al mio blog, fallo
invece anche se non hai tempo vai su questo sito: http://www.bangart.it che è una rivista di arte edita dalla Coniglio Editore in cui parliamo largamente di cinema. IO voglio che TU scrivi qualcosa per il prossimo numero. sui film horror!
dopo questa bieca autopromozione ti manderò anche una mail, credo.
sebastiano
http://chickenbroccoli.blogspot.com/
no chiaro che ha i suoi limiti (tanto quanto l’ultimo tarantino -eccezion fatta per la regia- ma ho deciso di tarparmi la bocca su Quentin) soprattutto visto che SBC è tutto fuorché uno “stupidino”
eMa
P.S. e io settimana prossima mi vedo District 9 nanannanana per una volta prima di te!
@souffle
non avevo letto il tuo commento… Per assurdo l’ho trovato più un film di denuncia che un film che fa ridere… è difficile fare un film così senza essere faziosi, senza cadere nella banalità dei cliché o senza essere eccessivamente volgari pur essendolo manifestamente e visualmente. In realtà può essere inteso come film “politico” se letto in una certa chiave di lettura, io l’ho trovato pieno di substrato, e il senso in soldoni è che mette a nudo un altro aspetto di questa società ipocrita e di facciata dove sulla carta si accetta tutto (si fa per dire), ma in sostanza gran parte del mondo occidentale che si dichiara “tollerante” si riduce ad un branco d’intolleranti razzisti fondamentalisti e non solo… non è una “MichealMoorata” che cmq faccia risulta purtroppo sempre fazioso.
E questo è solo un aspetto, magari, anzi SICURAMENTE mi sbaglio, però è così che l’ho “letto”.
Alfio Garozzo