Il grande sogno, Michele Placido 2009

Il grande sogno
di Michele Placido, 2009

Ho visto questo film più di una settimana fa. Queste sono più che altro considerazioni sparse: mi sono reso conto che Il grande sogno è un film su cui preferisco dialogare che scrivere. La prima, la più ovvia ma non ovviamente la più rilevante, è che ho trovato Il grande sogno un film sostanzialmente riuscito – almeno nella metà dei suoi intenti. Sempre se ci abbassiamo, per amore di sintesi, a considerarlo un film dalle due anime. La prima è quella di un film di personaggi, se vogliamo più tipicamente italiano-contemporaneo, la seconda è quella di un film di decisa impronta storico-critica.

Non credo che le due cose possano escludersi a vicenda, in questo caso (come è accaduto per esempio con il pessimo QPGA che affogava il peso della stupidità del plot nel veleno dell’aberrante rivisitazione storica), insomma, il film non è solo l’uno o solo l’altro. Infatti se la sua intenzione romanzesca è più spiccata, e anche più funzionale alle aspirazioni del regista, non si può negare che la visione che Placido dà del contesto (il ’68, un ’68, il suo ’68, il ’68 di qualcun altro: mettetela come vi pare) abbia caratteristiche personali e "forti" tali da configurare senza dubbio un interesse serio e ragionato nei confronti del contesto stesso.

Ciò nonostante, qui si fa una cortesia a Placido tenendo in considerazione più che altro la prima delle due anime: quella che gli è riuscita meglio, una storia d’amore costruita su un triangolo "allargato": una storia che Placido sa narrare con talento conciso, chiarezza e semplicità, e con il coraggio, in fin dei conti chiamiamolo così, di piegare al suo volere la Storia per raggiungere i suoi scopi. Semplificando e banalizzando forse, ma raccontando e dirigendo gli attori come si deve, e infine infinocchiandoci per benino.

Anche se poi alla fine il risultato di questa duplicità ha un risultato ancora più interessante e inaspettato: da una parte è un film che cerca di accontentare tutti, persino in modo cerchiobottista e un po’ paraculo – dall’altra sembra un film nato per scontentare chiunque, e per far incazzare molti. Inutile negare che quest’ultima cosa desti la mia simpatia.

7 Thoughts on “Il grande sogno, Michele Placido 2009

  1. Finalmente una critica intelligente a questo film.

    Anche io avevo trovato che ci fossero cose molto ben raccontate, mi pareva un film riuscito in alcune parti (dopo un pessimo inizio), ma la critica tutta, dai blogger fino ai parrucconi, si era unita urlando e disprezzando, mi sentivo mosca bianca.

  2. utente anonimo on 29 settembre 2009 at 16:40 said:

    Non riesco a credere che lo reputi riuscito… È un film abbastanza ruffiano con attori piuttosto scarsi, ad esclusione di Scamarcio (lo dico senza essere F e adolescente). Poi altre cose, ma cmq brutto. Per te non è insomma il film da deridere dell’anno.. :|

  3. A me non è dispiaciuto affatto. Probabilmente perché la ricostruzione che offre del periodo storico che fa da sfondo alla storia sembra credibile.

    Per quanto riguarda le vicende sentimentali del trio “Scamarcio-Trinca-Argentero”… non mi esprimo…

    Odio gli indecisi…

  4. Io l’ho trovato il peggior film italiano degli ultimi anni. La sceneggiatura è orribile, i personaggi sono ridotti a semplici stereoti, i dialoghi risultano quanto meno grotteschi. Quasi mi vergognavo per gli attori quando dovevano recitare le battute. Solo l’ultima mezz’ora si è rpreso, ma ormai era troppo tardi.

  5. Si vede che non hai visto QPGA :-D

  6. utente anonimo on 2 ottobre 2009 at 17:29 said:

    é un film pieno di luoghi comuni. tanto basta per considerarlo scadente .

    Candeggina Delicata

  7. Non riesco a salvare niente di questo film. Se non il brevissimo nudo frontale della Trinca che da sempre mi piace da morire e la breve parte di Laura Morante.

    Per quanto mi riguarda, il contesto è mal riprodotto, a tratti mi è sembrato di assistere ad una parodia.

    Gli attori non mi sono affatto piaciuti, li ho trovati piatti come mai mi erano sembrati prima d’ora. Non parliamo poi di stabilire almeno un po’ di empatia con qualcuno di loro. Poteva succedere qualsiasi cosa, dalle legnate in faccia al genitore morente, che io me ne stavo lì a guardare tutto con indifferenza.

    La sceneggiatura stessa in alcuni momenti sembra che prenda per il culo chi la sta recitando (è così difficile dire ahimè?).

    Certo, non è QPGA, ma già prendere per paragone un film simile significa ammettere che la banalità è di casa.

    Non so se si è capito, ma per me è un film molto brutto.

    Ciao

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