The damned uniterd, Tom Hooper 2009

The Damned United
di Tom Hooper, 2009

Sarò franco, trovo il calcio assai poco interessante. Forse è per il modo in cui viene raccontato, forse è il modo in cui viene raccontato da noi – o forse no, lo trovo poco interessante e basta. Figuriamoci quanto posso trovare interessante la storia di un allenatore di calcio. Ecco, The Damned United è la storia di un allenatore di calcio. Eppure è un gran bel film. Persino per chi, del calcio, se ne lava le mani.

Perché in fondo lo fa anche il film stesso: l’ossessione del protagonista nei confronti dell’allenatore-rivale Don Revie è da un certo punto in poi slegata dal mondo sportivo come lo è dal periodo storico. Del calcio giocato, tutto sommato, vediamo poco o niente: vediamo e ci interessano semmai le panchine nascoste dentro la nebbia, al riparo dalla pioggia torrenziale ma a distanza di un sottile vetro dagli insulti e dalle urla, più che il campo vediamo spogliatoi pieni di fumo e consenda di cui riusciamo a sentire l’odore, quello del sudore – come già Brian Clough, in fondo: nel momento cruciale della sua carriera e della sua vita, lui, la partita, si rifiuta proprio di vederla.

Dopotutto questo non è un film qualunque, ma un film scritto da Peter Morgan con Michael Sheen – come The Queen, come Frost/Nixon – quest’ultimo responsabile dell’ennesima impressionante performance che non si ferma per nulla al semplice mimetismo. E come nel film precedente, Morgan riesce a tradurre la fissazione edipica di Clough in uno scontro quasi epico, che ancora una volta schiacciato dalla piattezza e dall’inganno dello schermo televisivo rivela la piccolezza tragica dei grandi progetti e delle umane ambizioni – la mitopoiesi che tra l’erba maltagliata e il sapore amaro dell’ingiuria si scontra a testate e gomitate con il crollo della volontà, in una civiltà fatta di fango e nebbia.

Il film dovrebbe uscire in Italia nel gennaio 2010 con il titolo Il maledetto United.
Se avete fretta, il DVD inglese è già in vendita da un po’.

8 Thoughts on “The damned uniterd, Tom Hooper 2009

  1. uuu questo mi incuriosiva, avere conferma che può piacere anche a chi di calcio non capisce una cippa è un’ottima conferma.

    ma tu non l’hai ancora visto looking for eric di ken loach, vero? anche quello ci piacque assai

  2. no, non l’ho ancora visto – recupererò

  3. Pensa che consiglio pure il libro anche a chi di calcio non ne capisce nulla. Brian Clough e’ un personaggio estremamente carismatico, e il centro della faccenda e’ lui e le sue idiosincrasie, non il gioco del calcio. E David Peace non e’ certo il primo pirla che passa. Ma e’ anche il classico caso in cui consiglio il film prima del libro, perche’ a invertire le cose il film non sembra altro che uno strizzatissimo super-bignami.

    (non dite in giro che ho detto “idiosincrasie”)

  4. Grazie mille del consiglio (Nanni?), devo ammettere che un po’ mi hai incuriosito.

  5. utente anonimo on 29 settembre 2009 at 11:25 said:

    Peace è apparentemente uno dei migliori scrittori di genere in circolazione e “The Damned UTD” nonostante l’assenza di poliziotti, omicidi, serial killer non sfugge al tono generale della sua “epica”. TDU (il libro) è il diario di un ossessione. Ho sempre pensato che portare Peace al cinema, per via del personalissimo flusso di coscienza, sarebbe stato impossibile ma il giudizio di Kekkoz mi ha proprio incuriosito.

  6. Si’, Peace ha quel modo particolare di scrivere per piccole frasi e ripetizioni stile flusso di coscienza che inizialmente puo’ far venire il nervoso, ma in realta’ e’ scelta stilistica appropriata e coerente. Il libro e’ un diario incrociato che valeva una miniserie, piu’ che un film che per la breve durata e’ costretto a scegliere gli episodi strettamente fondamentali col misurino. Finisce davvero per sembrare una specie di trailer del libro. Ma gia’ il fatto che renda pienamente l’idea e’ un successone.

    E si’, sono Nanni. Mi scocciava loggarmi, e capisco che “idiosincrasie” possa averti fatto venire il dubbio ;)

  7. cacchio, non vedo che esce

  8. insomma, si è capito

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