World’s Greatest Dad
di Bobcat Goldthwait, 2009
Non l’abbiamo sempre detestato, Robin Williams. Anzi. Ma è innegabile che negli ultimi anni, e parecchi, non abbia avuto un buon fiuto per i film. E sì che, di film, ne fa ancora. Ci voleva un regista con una grande sensibilità per tirare fuori la sua anima? A quanto pare, sì. La cosa buffa è che a dirigere World’s greatest dad – che, a dispetto dell’impressione mediocre che può fare a un’eccessiva distanza, è una commedia americana d’autore tra le più dure, amare, inflessibili e irresistibili degli ultimi tempi – c’è un ex stand up comedian e regista di talk show televisivi, ma conosciuto dalla massa perlopiù come "quello che urla" nella saga di Scuola di polizia.
Con queste premesse, mi rendo conto, è dura farvi credere nella forza tematica ed espressiva del film, il quarto diretto da Goldthwait: ma la sua stessa sceneggiatura, per nulla raffazzonata ma che fa sfoggio di un uso sempre preciso dei suoi elementi, è uno di quei rari script che sa andare davvero fino in fondo per consegnare il suo messaggio – e in questo caso, per tratteggiare un impietoso affresco umano e disumano che sembra uscito davvero da un film di Todd Solondz. Usando come rafforzativo il linguaggio del grottesco, prendendo contrasti conosciuti e facendoli esplodere senza alcun compromesso né narrativo né linguistico (e ve ne accorgerete fin dai primi minuti), in un crescendo geniale di disperata ironia nera che sembra sempre rispettare le regole mentre le fa a pezzi – fino a finale tra i più liberatori che si possano immaginare per una vicenda simile. Della quale non vi dico nulla: questo è un film che si apprezza ancora di più a mente vergine.
E in tutto questo c’è una prova d’attore assolutamente geniale e illuminante, controllata eppure carnale, lucida ma furiosa, quella di Robin Williams. E questo è un paragrafo con cui non mi sarei mai sognato di chiudere un post.
Bèh, la bravura di attore di Robin Williams mi sembra abbastanza indiscutibile in verità. Un vero peccato che si sia impolverato negli ultimi anni, sparendo oppure ricalcando ruoli (come ne L’Uomo dell’Anno) che paiono brutte copie dei suoi storici.
Io i dubbi più seri li ho su Zed di Scuola di polizia che dirige "una commedia americana d’autore tra le più dure, amare, inflessibili e irresistibili degli ultimi tempi".
Sarà pure così, ma per me rimarrà sempre il tizio che urlava: TI OOODIO, TI OOODIO.
Ciao
Ahahah è vero è lui!!!
Consiglio a tutti l’intervista di Jimmy Kimmel a Goldthwait e Williams, si trova su Youtube, fa riderissimo.
innanzitutto chiedo (anonimamente) scusa perche’ non ci si dovrebbe fidare dei giudizi di uno che non si conosce. quindi colpa mia.
ma sto robin williams… piuttosto ovvio no? un’idea buona ok, ma il resto no. la fine poi no non m’e’ piaciuta affatto.
continuero’ a trarre suggerimenti dai tuoi post (tipo Niko), ma questo passo falso mi aiutera’ a calibrare i miei gusti ai tuoi.
fjo
L’ho appena finito di vedere e mah, a me il finale più che liberatorio è sembrato l’unica concessione alla convenzionalità in una sceneggiatura altrimenti strepitosa, ed è un po’ un peccato. Comunque cazzo, non pensavo. Grazie della segnalazione.
LorB
cazzo!
praticamente abbiamo scritto le stesse cose…
http://integratore.blogspot.com/2010/01/un-piccolo-film-una-grande-sorpresa.html