2012
di Roland Emmerich, 2009
L’ho ammesso con una certa franchezza: il nuovo film di Roland Emmerich mi ispirava quantomeno curiosità, e sono partito senza troppi pregiudizi, conscio di quel che si trattava e di ciò che mi sarei potuto aspettare. Peccato che il film si sia rivelato una tale catastrofica puttanata da oscurare le buone intenzioni – sia mie che della gente che ha investito questa roba. Peraltro, guadagnandoci di brutto.
Scritto di nuovo a quattro mani con Harald Kloser, con il quale Emmerich aveva già realizzato l’orripilante 10,000 BC, 2012 (nessuna sopresa) è caratterizzato da una sceneggiatura bambinesca basata su una sorta di imbarazzante impianto corale, tra intrecci romantici e daddy issues, con dialoghi che mescolano i soliti monologhi motivazionali del cazzo, demagogia spiccia e catchprase da poveretti. D’altra parte, la progressione narrativa è a prova di decerebrato, e ogni sequenza (una identica all’altra, una accanto all’altra: aumenta soltanto il mezzo di trasporto e/o la quantità del disastro) è costruita sull’oliato meccanismo del "salvi per un pelo".
Cinema di puro incontrollabile divertimento, vorrebbe essere – ma il divertimento sembra essere solo quello, comprensibilmente morboso, dei suoi autori nel far andare a pezzi questo o quello: difficile definire tale l’esperienza dello spettatore, messo davanti a centosessanta minuti di questa robaccia, con John Cusack e Chiwetel Ejiofor costretti a bofonchiare per mantenere un briciolo di dignità. E gli effetti speciali? A volte impressionanti, a volte francamente posticci: se quello cercate, quello troverete. Dopotutto Emmerich non sottomette la tecnologia alle tematiche umaniste, come uno Spielberg – le luci del film sono puntate sugli effetti speciali, dietro i crolli e le devastazioni non c’è altro.
Chiamatelo onesto, io lo chiamo due palle così.
una sceneggiatura bambinesca basata su una sorta di imbarazzante impianto corale, tra intrecci romantici e daddy issues, con dialoghi che mescolano i soliti monologhi motivazionali del cazzo, demagogia spiccia e catchprase da poveretti. D’altra parte, la progressione narrativa è a prova di decerebrato
ehm.
A questo punto è anche lecito chiedersi perchè cazzo sia andato in un Warner Village.
l’avevo detto io che faceva shifos….non ascolti mai le mie imprecazioni antiapocalisse….=(
Alessia
finalmente qualcuno ha pensato di affrontare il problema:
trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/lost-in-translation-quelle-strane-traduzioni/385363
-Alessia-