Dieci inverni, Valerio Mieli 2009

Dieci inverni
di Valerio Mieli, 2009

Questo è stato un anno molto debole per il cinema italiano. Probabilmente mi sono perso qualcosa, sicuramente non ho avuto fiducia progetti di cui qualcuno, da qualche parte, ha parlato bene, la fiducia sufficiente a recarmi al cinema, a "rischiare". E quindi, a parte l’eccellente eccezione del film di Marco Bellocchio, ho dovuto aspettare proprio gli ultimi giorni dell’anno per vedere un bel film italiano.

Meglio tardi che mai. E sono doppiamente contento che sia accaduto con un’opera prima: l’esordio di Valerio Mieli, qui regista e sceneggiatore, evita sia la spocchia da primo della classe che le ingenuità da neodiplomato, optando per una struttura semplice ma intelligente, che grazie alla sua immediata intelligibilità (fin dal titolo) si mette da parte ponendo in primo piano il lavoro dei due (bravissimi) attori protagonisti e l’ambientazione in una strana Venezia di frontiera (ottima anche la fotografia di Marco Onorato), quella degli studenti e delle piazze vuote, città di passaggio, glaciale e accogliente, spesso abbandonata come una città fantasma.

Ma per quanto possa sembrare una cosa semplice semplice, Dieci inverni ha in realtà le sue ambizioni: è un film che accoglie la sfida di raccontare un intero decennio della vita, quello che porta ai trent’anni, quello in cui si fanno le scelte più stupide e le più importanti ma che viene spesso accantonato – oppure raccontato in modo assai differente. Mieli mostra talento, sincerità, naturalezza, persino un’ironia non banale: vince la sfida, e conquista senza scampo.

7 Thoughts on “Dieci inverni, Valerio Mieli 2009

  1. Non è che a forza di sparare sulla corce rossa del cinema italiano una volta che c’è un buon film ti sei esaltato? Lo chiedo perché è strano leggerti così entusiasta (tranne forse per gli horror in generale).

  2. Per quanto riguarda dieci inverni, nonostante la tua recensione è probabile che non lo vedrò a causa di una distribuzione pessima. Mi dispiace perché il trailer mi ha convinto così come mi ha convinto la tua recensione. Per quanto riguarda il cinema italiano in generale a me è piaciuto molto Cosmonauta, che fra l’altro ho visto solo per una tua bomba. L’altro ieri ho poi visto L’uomo nero ed anche lì, mi sembra di aver scelto bene.
    In compenso però due fra i film più brutti che ho visto nella mia vita li ho visti in questa stagione e sono italiani: Le ombre rosse ed Io Don Giovanni.
    Ciao

  3. d’accordo!
    un’altra cosa bella è che il film cresce col passare dei minuti, senza dover dire il solito: bello, ma nella seconda parte…

  4.  o io mi sto inesorabilmente trasformando in una donnetta della peggior specie, o questo è, al di là della sua italianità, un bel film. opto per la seconda per comodità.

  5. decisamente un buon film. La fotografia poi è un punto di forza narrativo.
    Amo la Venezia autunno/invernale che ho frequentato spesso.
    La differenza di questo film sta, come sottolinei nello sguardo diverso con cui si racconta una crescita e un cambiamento.

  6. utente anonimo on 18 dicembre 2009 at 10:08 said:

    Quando esce "Saturday Prejudice"?

  7. Anche a me il film è piaciuto. E molto. Ma, non so te, per quanto mi riguarda molto ha influito la capacità di intercettare i "miei" dieci anni, cioè avere quell’età in quegli anni e raccontare quel passaggio in quel momento storico. In sostanza non so dire quanto il film, comunque pregevole, abbia guadagnato consenso in uno spettatore come me avendo messo in scena il mio segmento sociodemografico (vivere da solo, università, lavoro nell’era del contratto a tempo, viaggi facilitati dal low cost, storie internazionali ecc. ecc.).

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