Ti stramo
di Pino Insegno e Gianluca Sodaro, 2008
Una volta ogni tanto mi piace mettermi a difendere l’indifendibile, con il rischio che un appoggio relativo al sistema venga scambiato per una convalida entusiasta e assoluta: pazienza, questa non è la prima né sarà l’ultima volta che mi trovo a fare l’avvocato del diavolo. Ho una pellaccia.
Perché sono sicuro che state pensando che a un film diretto da Pino Insegno, presenza malefica e detestabile della televisione italiana, oltre che tra i più orgogliosi rappresentanti della lobby dei doppiatori, oltre che membro della terribile Premiata Ditta che al cinema ci provò già nel 1995 con il terribile L’assassino è quello con le scarpe gialle, non dovrebbe essere nemmeno concessa dignità di post. E perché mai? Mettiamo da parte gli atteggiamenti snob e concentriamoci sulle intenzioni e, ex post, sui risultati.
Le prime sono quantomeno rispettabili, se non condivisibili: le parodie demenziali di film, generi o filoni, nel cinema americano hanno una lunga tradizione, ma in Italia sono praticate poco, spesso malamente, soprattutto negli ultimi decenni – dopo aver fatto la fortuna, a modo loro, di star come Totò o Franchi e Ingrassia. L’intento dei due registi e della sceneggiatrice Francesca Draghetti (anche lei della Premiata Ditta: la meno insopportabile delle due) è quindi quella di fare un film italiano che si rifaccia in tutto e per tutto al linguaggio degli spoof americani, un’operazione simile a quella che Ezio Greggio compì nel 1994 con Il silenzio dei prosciutti rifacendosi al suo amico e mentore Mel Brooks.
Ma laddove Greggio omaggiava alcuni suoi film del cuore scomodando un cast di caratteristi statunitensi, il bersaglio di Insegno e Sodaro è tutto italiano, ed è – ovviamente – il cinema adolescenziale portato al successo da autori come Volfango de Biasi, Federico Moccia e Fausto Brizzi: il sottotitolo del film, Ho voglia di un’ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo, non lascia certo molti dubbi. E che dire, oh, perlomeno abbiamo un nemico in comune: alla fine provo più antipatia per quel tipo di cinema che per l’intenzione di fare un film demenziale che lo sfotta – seppur bonariamente, amabilmente, senza avere la pretesa che lasci il benché minimo graffietto sulla fiancata di un sistema che vale milioni di euro.
E come è andata, insomma? Chiaro: non è certo così come non poteva essere un lavoro di fino, né si tratta un’operazione particolarmente raffinata. Va bene, d’accordo, il film è una sciocchezza e gli attori (tranne Ughetta D’Onorascenzo, che interpreta Didi) sono tutti dei cani da galera: e questo potevate capirlo da soli. Ma forte del fatto di essersi costruito addosso una delle aspettative più basse che la storia del cinema italiano recente ricordi, Ti stramo in realtà fa molti più sforzi del previsto, e pur non riuscendoci sempre perché alcuni personaggi sono davvero improponibili e imbarazzanti (la sorellina cicciona e ninfomane, il dj napoletano), azzecca un numero decente di gag, a volte spingendo sul tasto dell’assurdo (la gag dell’idrante) o dell’idiota (la gag del delfino), altre volte rubacchiando qua e là dai classici del genere, e finisce per far ridere più di quanto io sia disposto ad ammettere in questa sede.
Siamo lontanissimi dalle opere migliori dei fratelli Zucker e di Jim Abrahms, e grazie al cazzo: ma Ti stramo ha molta più dignità dei film con cui Jason Friedberg e Aaron Seltzer si sono arricchiti in questi anni.
No, non mi hanno pagato.
Dopo aver letto tutto fino all’ultima riga l’unica cosa sensata che resta da chiedersi è: ma ti hanno pagato?
Sberla
spero esca spanish movie che qui in spagna ha fatto "taquilla"
Più che il sospetto che ti abbia pagato la distribuzione per parlar bene di Pino "Maleinterra" Insegno mi sorge il dubbio che ti abbiano pagato per vedere il film.
Io un film così’ non andavo a vederlo se non a pagamento, il pregiudizio scorre potente in me.
Ecco, maledetto. Ora io voglio sapere qual è la gag del delfino.
LorBer
La gag del delfino. Che iddio ci perdoni.
Visto che hai avuto il coraggio, ho una domanda per te.
Ma un progetto che intende parodiare qualcosa che è già ridicolo in partenza non è un’operazione nata già morta?
La parodia è una cosa seria…!
Beh, ma dipende: in fondo la risibilità dei film in questione non è che un filtro soggettivo. Tieni conto però che per un sacco di spettatori (e di produttori, distributori, esercenti) i film di Moccia e De Biasi sono una cosa piuttosto seria.
Guarda, alla fine Pino Insegno non è neanche tra i cancri peggiori che l’umorismo italiano degli ultimi anni abbia avuto.
Diciamo che hanno avuto un periodo in cui con la premiata ditta facevano cosette mezze gradevoli, diciamo di quelle cose che non ti danno la voglia di cambiare canale nel pomeriggio dopo cinque secondi di visione: insomma, converrai con me che sono meglio un paio di sketchetti stupidini di quelli che facevano in quella sit com che non ricordo come si chiamasse piuttosto che mezzo sketch di Love Bugs…
Per il resto sì, hanno fatto delle cacate come quella trasmissione in cui si vestivano da Simpson e cose varie…
ad ogni modo "Ti Stramo" è come dici tu… secondo me lo sbaglio di Insegno è stato quello di creare dei personaggi tendenzialmente coatti senza pero’ farli coatti veramente…
Non che io ami l’umorismo dialettale su cui punta ahimè molto la commedia italiana… pero’ non ha senso metterci il protagonista romano ignorantello e farlo parlare da ragazzetto ripulito che fa la recitina ("Bambi, guarda che so faRE!")
a morte aaron e friedberg comunque.
non mettere notte prima degli esami allo stesso livello delle mocciate, dai…
Sì, in effetti la gag del delfino per essere idiota è idiota.
LB
non capisco: cosa ci fa un delfino in una piscina?