La prima cosa bella
di Paolo Virzì, 2010
L’anno del cinema italiano non poteva iniziare sotto un segno migliore: ma il nuovo film di Paolo Virzì è molto più che un buon auspicio: la storia dolce e amara di una madre bellissima e travolgente, di un passato burrascoso rivissuto attraverso gli occhi e la memoria di un figlio triste a cui "ha rovinato la vita", di una città da cui fuggire ma con cui prima o poi si deve tornare a fare i conti, la storia di un padre, di un fratello e di una sorella e di una famiglia, la storia, di disarmante sincerità, di un amore scontato ma grande come un’intera vita, di una sera, di una fotografia e di una canzone. E molto più banalmente, una delle opere più felici del regista toscano.
Il mio problema, al momento, è che la visione di La prima cosa bella è stata una delle esperienze più coinvolgenti e commoventi della mia recente vita di spettatore. Forse è un problema mio, anzi, lo è sicuramente – ma resta che ho qualche problema a razionalizzare, a spiegarvi perché il film è imperdibile, semplice eppure stupefacente, perché Paolo Virzì e Francesco Bruni non sono mai stati così in forma, perché sono gli eredi più veri e profondi della miglior commedia all’italiana, del mondo che la sua lente deformante e spietata rende ancora più bello e toccante, oppure perché Micaela Ramazzotti è sempre più sorprendente o perché a Stefania Sandrelli voglio bene come se fosse una di famiglia.
Fidatevi e basta.
(mi fido)
In giro non vedo commenti positivi su questo film, solo commenti entusiasti. Ma mi mancava la tua conferma.
il grado di coinvolgimento (o di non coinvolgimento) in un film, ma anche in un romanzo, dipendono, come sai, essenzialmente dal fatto che noi conosciamo bene quelle cose che ci vengono raccontate. Quel film parla di noi anche se parla di altri.
Questa è una delle cose più belle del cinema o dei libri. E finisce per travolgere/coinvolgere non tanto o non solo la limpidezza del giudizio quanto l’urgenza di dare questo giudizio e il suo interesse per il lettore.
Specularmente accade quando invece il film o il libro ci racconta di persone che non abbiamo mai conosciuto in vita nostra e di storie che non appartengono al nostro vissuto. Il nostro grado di coinvolgimento rasenta lo zero e così il nostro giudizio risulta travolto dalla scarsità di coinvolgimento che quella storia, quel film o quel libro hanno suscitato in noi.
Virzì sa come scrivere storie in cui il pubblico può riconoscersi e ritrovarsi. Siamo tutti naturalmente più curiosi di stare a sentire storie che ci riguardino piuttosto storie che riguardano gente che non conosciamo.
sarei andata comunque, ora arriverò con aspettative altissime, pretendo un Ovosodo-bis.
aspetto invece un tuo commento su A single man, immagino sul Friday di oggi.
cheers
appunto.
"Micaela Ramazzotti è sempre più sorprendente"?!
"talvolta l’indulgenza non è un segno di debolezza ma è imposta dalla logica del confronto"..confronto con chi? magari ambra "il nulla con il vento in poppa"
toh, un generatore random di citazioni.
no, è deliberata ragione, quella che a taluni difetta
cotanto eloquio rivela le mie miserie e mi spinge a ritirarmi sconfitto.
(tra l’altro sappia, anonimo italiano, che non trova in me un ammiratore del paolo regista. quindi questa mia tenzone esula dallo specifico, generandosi spontaneamente da un moto del mio animo sui tempi e i modi del criticar le idee altrui. e con deliberata ragione. mi immagini coi baffi dei tre moschettieri. di tutti e tre. saluti.)
L
il film fa piangere e è bellissimo
fra.
Mi sa che il nostro giovane cinefilo è in fase sentimentale (e l’ha premesso, quindi ne è consapevole).
Ok, la crisi, trovare conforto negli affetti.
Ok il trend vintage (sia A single man sia – in parte – La prima cosa bella sono ambientati negli anni ’60, come Mad Men), trovare rifugio nel passato.
Ma Virzì non ha fatto un film riuscito, che peccato. Ho trovato troppe ingenuità, attori mal diretti (si, amiamo tutti Mastandrea, ma non può bastare la sua faccia intensa e ironica, forse è stato lasciato solo a interpretare se stesso? E anche la Ramazzotti, dai, troppe mossette), sceneggiatura zoppicante e personaggi bidimensionali/macchiette (anche per una commedia all’italiana. Tipo: perchè la madre deve essere scema? bastava allegra e spensierata…), soprattutto senza evoluzione.
Però alla fine mi sono commossa, mi sono lasciata trasportare nella storia.
Troppo poco. Avrebbe potuto essere un bel film, dommage.
Non sono d’accordo nemmeno con una parola, ma viva la diversità.
(leggi: se non mi avesse toccato personalmente, l’avrei trovato allo stesso modo stupendo. giusto per dire: vabbè sentimentale, ma non è che sono rincoglionito)
più facile che io sia in fase cinica e senza cuore che Kekkoz si sia rincoglionito!
Dio che spettacolo… E’ proprio grazie ad autori come Virzì e a film come questi che si può ancora dire, nonostante tutti i limiti che presenta, e i difetti, e bla bla bla… viva il cinema italiano.
mi fido… e appena mi rimetterò andrò a vederlo.
Bello, coinvolgente, toccante come raramente (purtroppo) mi è accaduto in tempi recenti con film che ho visto con ben altre aspettative.
L’emozione, quella autentica, non è una cosa che puoi controllare.
E quando una pellicola riesce a solleticare le tue corde più profonde, allora l’effetto è di puro idillio, dolce e ammaliante poesia.
Per me, inaspettatamente, è stato così.
Dell’ultimo film di Virzì (anche secondo me qui ai massimi livelli) mi è piaciuto tutto o quasi (personalmente non amo molto la Pandolfi, ma temo si tratti di insanabile – e trascurabile – antipatia), e la storia mi ha preso talmente che quando sono uscita dalla sala sembravo un’ebete rincoglionita e mi veniva da piangere dalla contentezza. Ma se questo l’unico effetto collaterale di un’emozione così, allora ben vengano serate come questa. E film come questi.
cit: " mio problema, al momento, è che la visione di La prima cosa bella è stata una delle esperienze più coinvolgenti e commoventi della mia recente vita di spettatore"
Non sai quanto ti capisco: ho pianto taaantiiisssimo!
Maledetti!
sarathehutt
Io ho avuto il magone dall’inizio alla fine.
E ho fatto anche un paio di risate vere.
Sarà che amavo già a dismisura regista e protagonisti.
Sarà che il cinema italiano non ho mai smesso di amarlo (spesso, lo ammetto, in maniera del tutto irrazionale).
Però c’è qualcosa di più, in questo film.
@elghira #13 il fatto che la giovane Anna fosse un po’ tarda nel contesto lavorativo, o scema come dici tu, forse rende più vero un personaggio che, altrimenti, sarebbe stato fatto solo di pregi (bellissima, vitale, generosa, forte, calda).
A me non è piaciuto per niente. Mi sono rigirata più volte nella sedia (seppur comodissima).
Attori bravissimi ma la sceneggiatura e soggetto pessimi, da fiction direi, come tanti film italiani recenti.
Poi il personaggio di Mastandrea, se ci si pensa bene, ricorda troppo Stefano di Non Pensarci, film che invece ho trovato bellissimo, non sentimentale, ironico, originale, antifictionaro.
racconta e descrive allo stesso tempo, dona al pubblico e si fa poche seghe per far vedere quanto è bravo. 7+.
Passo di qui di tanto in tanto da più o meno quattro, cinque anni e solo quando vedo un film che mi lascia dentro qualcosa di più, quel qualcosa che in questo caso è "un bagno al mare", qualcosa della tua storia, della tua terra, qualcosa da cui fuggire e poi di nascosto, tornare.
Qualcosa che dentro ad un film e nella vita assume il significato di -rito-.
E quando càpito qua e scopro che scrivi quello che penso, bhè, tre minuti di sollievo, in cui la malinconia sono i titoli di coda.
Sara
In una settimana ho visto due film italiani che lasciano ben sperare, il primo è L’uomo che verrà, talmente bello che non serve aggiungere altro e questo, che ho visto guarda caso con mia sorella e forse per i motivi riportati da souffle mi ha coinvolto parecchio dato che con le dovute proprorzioni i personaggi di Mastandrea e della Pandolfi sembriamo io e lei. Impossibile non commuoversi e trovo azzeccatissimo l’accostamento alla vera commedia all’italiana che tra l’altro gli stessi Virzì e Bruni citano.
Lenny Nero
I commenti che trovo su questo sito sono sempre pieni di acume e scritti con grande abilità. Ma dopo aver letto la recensione di Avatar, ho capito che anche in questo caso l’autore, un pò come la maggior parte dei critici cinematografici e dei c.d. cinefili, è posseduto dal politically correct. Avatar è un polpettone dal grandissimo impatto visivo. La versione fantascientifica di Titanic, ma priva della bravura degli attori protagonisti della tragedia nei mari. La colonna sornora fa il verso non solo a quest’ultima pellicola, ma anche ad altri filmacci epici come il Gladiatore. I contenuti rappresentano la peggior incarnazione degli istinti liberal americani. Ecologismo, multiculturalismo e pacifismo d’accatto la fanno da padrone. Per non parlare poi dei messaggi pateticamente panteisti e animisti che il film tenta di trasmetterd, senza escluderi, infine, che la durata biblica della pellicola non gioca a suo vantaggio. Insomma, come ho detto in principio, avata è un gran polpettone che offre uno spettacolo visivo notevole, e perciò si può andare a vedere per passare un pomeriggio spensierato, anche perchè il cinema è giusto che sia anche questo: uno scaccia pensieri, e Avatar lo è.
La prima cosa bella:
aspettative alle stelle dovute ad amici e amiche che, vedendolo, hanno pianto per quasi tutta la durata del film e alla critica "nobile" che ha osannato il film.
Un film noioso, poco coinvolgente, poco attaccato alla realta’ di tutti i giorni.
Racconta una vita, ma lo fa gonfiando un po’ i fatti. Un po’ come quei pescatori che pescano un pesce da mezzo chilo e lo fanno diventare, a parole, una bestia da 3 chili.
Voto 6
La prima cosa bella…voglio essere sincera che più non si può…
Una delusione. Me ne avevano parlato così bene che sono partita con enormi aspettative, per poi arrivare sempre alla stessa conclusione riguardo al cinema e cioè che i film ognuno se li vede e se li sente “a suo modo”.
Quest’opera tanto osannata dalla critica non mi ha dato un briciolo di emozione. Ma che ha voluto dire? Il solito filmnetto italiano che vorrebbe risollevare “le amare sorti” di un cinema agonizzante. Ma perchè non siamo in grado di fare film come “Gran Torino”? solo per dirne uno dei più recenti…Aiuto!
Non sono assolutamente d’accordo e se devo essere sincero non riesco a trovare nella tua recensione un solo elemento concreto che aiuti a capire i motivi per cui questo film dovrebbe essere bello. In realtà, la cosa non mi stupisce: ho notato che chiunque acclami La prima cosa bella – e sono tanti, praticamente tutti – tende a non fornire alcuna spiegazione dettagliata dei perchè e dei percome di questa bellezza, ma anzi accantona con frettolosità (o imbarazzo?) l’idea di dover analizzare un pelo in profondità il film. Regna ovunque la convinzione che se non osanni questo film così intenso, così struggente, allora “Sei un insensibile”. Io invece vorrei che mi si spiegasse come si fa a definire la Ramazzotti brava in questo film, vorrei mi si spiegasse quale dei personaggi viene approfondito non dico con una certa sostanza ma anche solo con un minimo di criterio. Tutte macchiette, tutti bozzetti da giornalino di provincia. Quali sono i momenti in cui si ride in questo film? Nessuno. Non verrete a dirmi le battutone tipo “È una mamma molto importante. A me ha rovinato la vita” ecc. ecc. perchè non ci sto, sono forzatissime e risapute. Molte scene del film sono da manuale della tragicommedia, quelle che dovrebbero mettere in mostra la bravura degli attori, così dotati nel rappresentare la tensione e i conflitti delle vite problematiche nelle quali versano i loro personaggi….gran litigi, gran scenate, ma poi?No ragazzi, il problema è che La Prima Cosa Bella sa di già visto; non diverte; cita grandi film italiani a tutto spiano, ma senza costrutto e senza intelligenza; non commuove; e non coinvolge….vi sembra che un film così avrebbe potuto presentarsi dignitosamente agli Oscar?
Angier – Split Screen Le Due Facce Del Cinema
24 settembre 2012
ti ho scoperto lo scorso anno in occasione di Drive (dopo averlo adorato, ho letto e riletto tutto quello che ho trovato su questo film…).
concordo anche per La prima cosa bella.
Virzì non si può spiegare e la Sandrelli non recita più da tempo, dialoga con lo spettatore.