A single man, Tom Ford 2009

A single man
di Tom Ford, 2009

Non penso certo che lo stilista Tom Ford abbia fatto un completo buco nell’acqua con questo suo esordio dietro la macchina da presa, pur non trattandosi propriamente del suo mestiere: il film è tanto elegante quanto trasparente, curatissimo nei dettagli scenografici, molto chiaro nel suo intento. Che sembra essere quello di raccontare una storia di amore, perdita, solitudine, incomprensione, abbandono, morte, elementi ben più rilevanti rispetto alla peculiarità della storia d’amore stessa. E lo fa, senza dubbio, con ammirevole coerenza.

Ciò non toglie che A single man sia a mio avviso un’occasione perduta, nonostante gli ottimi auspici e l’accoglienza straordinaria. Le ragioni del mio disappunto sono diverse, tra cui forse l’approccio molto elementare di Ford (anche sceneggiatore) alla struttura narrativa, una messa in scena manierista e glaciale che sembra rifarsi più che altro a una tradizione pubblicitaria (anche se "alta"), e soprattutto la sensazione un po’ fastidiosa di presunzione sulla profondità della propria opera che va al di là delle effettive capacità del suo autore – come se bastasse a commuoverci il fatto che si sta raccontando una storia commovente. E non ultima, va da sé, la noia.

Così che A single man, con i suoi ralenti autocompiaciuti, l’ossessione quasi feticista per il dettaglio, il vestito giusto, il volto giusto, mi è sembrato un film che scambia il prendere tempo con la riflessione filosofica, una focale corta in più degli altri per uno sturbo estetico, mi è parso insomma un film per il suo autore più che per il pubblico, senz’altro un film più bello da vendere che da vedere – oltre che migliore nei suoi singoli elementi che nel suo svolgimento. Allo stesso modo ho trovato però particolarmente riuscita l’idea di utilizzare l’alternanza tra saturazione e desaturazione in senso espressivo, per restituire (alla perfezione, a un livello quasi inconscio) l’idea di un mondo ingrigito dalla solitudine che riesce, talvolta, a riprendere colore di fronte alla riscoperta bellezza della vita.

Posto che l’interesse di Tom Ford, confermato dal fascinoso cast, sembra quello di far parlare i volti più che far parlare gli attori, è comunque difficile dire più di tanto sull’interpretazione sommessa e convincente di Colin Firth o su quella, più abitualmente sopra le righe, di Julianne Moore, entrambe rovinate dal doppiaggio italiano.

2 Thoughts on “A single man, Tom Ford 2009

  1. utente anonimo on 10 febbraio 2010 at 15:36 said:

    si condivido anche questo ALP

  2. sì, interpretazioni rovinate dal doppiaggio italiano. e dire che nei titoli c’è pure dell’orgoglio nel farci sapere che la voce di colin firth è di lopez, bah. condivido OGNI cosa che hai scritto.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

You can add images to your comment by clicking here.

Post Navigation