Gamer
di Mark Neveldine e Brian Taylor, 2009
Stavo cominciando a chiedermi quando il gioco di Neveldine/Taylor, il duo di autori di Crank e del suo sequel, avrebbe cominciato ad avere il fiato corto. E in un certo senso Gamer rappresenta proprio questo: lo stile incontrollato, beffardo e allegramente morboso dei due non è più così esaltante come nei due film precedenti. Forse perché privato della fisicità così specifica di un attore come Jason Statham? O forse perché le metafore distopiche sulla linea di classici come The running man ma aggiornate all’epoca dei Sims e dei FPS sono didascaliche e pretestuose?
Più probabilmente perché con questo terzo film i due registi cercano una via (relativamente) più tradizionale. Quello che resta di grande valore infatti, pur nella corpulenta e rumorosa sciocchezza di questo film, è la capacità innegabile di Neveldine/Taylor di gestire l’azione pura (e in questo caso anche la rappresentazione di un invidiabile armamentario tecnologico) con mezzi che altri considererebbero insufficienti: incredibile che un film così rutilante e spettacolare, a suo modo, sia costato solo una dozzina di milioni di dollari. Il problema del film credo risieda quindi più che altro nel suo tentare, tra una sparatoria sanguinolenta e l’altra, di rientrare all’interno di binari narrativi più canonici (il modo in cui è dipinto il villain del comunque ottimo Michael C. Hall, per esempio nel suo "classicissimo" svelamento finale) abbandonando troppo spesso la furia distruttiva per darsi a una satira un po’ tirata via, carente di ironia, o più semplicemente fuori posto.
Chiudendo un occhio, ci si può divertire. A volte però bisogna chiuderli entrambi.
D’accordissimo, ma va anche segnalato che questo – anche se e’ uscito dopo – l’hanno girato prima di Crank 2. Insomma, probabilmente hanno gia’ imparato dai loro limiti.
Un film di cacca. Period
Cosmo
la scena della fuga in discoteca è ganza…
Eleuterio
Io ho chiuso tutti e due gli occhi, poi il dvd e il televisore.
Mi ha ricordato le visioni di The cell, solo che qui non c’e' J Lo a tirare su l’umore