Drillbit Taylor
di Steven Brill, 2008
I numi tutelari di questo film sono principalmente due: il primo è il compianto John Hughes, da cui nasce, secondo i credits, l’idea dei tre geek tormentati tra i corridoi delle superiori che decidono di assumere un barbone come guardia del corpo. Il secondo, più diretto e ancor più decisivo, è la sublime serie tv Freaks and geeks: andata in onda una decina di anni fa (ma mai sbarcata in Italia) la serie creata da Paul Feig e prodotta da Judd Apatow, ambientata in una high school del Michigan nel 1981 e trombata dal network dopo una sola bellissima stagione, raccoglieva proprio l’eredità di Hughes adattandola ai tempi e con un cast di future star (James Franco, Seth Rogen, Jason Segel), e ha rappresentato il vero terreno fertile sui cui è cresciuta la commedia americana degli ultimi anni.
In questo film Apatow infatti produce, Seth Rogen è co-autore della sceneggiatura, e i tre ragazzini protagonisti, con le dovute varianti del caso, sembrano un rip-off assai meno riuscito del trio di irresistibili freshman della serie, Sam Neal e Bill. Ma non c’è dubbio che rispetto agli altri due bellissimi script firmati da Rogen per il cinema, Superbad e Pineapple express, qui i risultati siano diversi. Forse perché il target è decisamente più basso (Drillbit Taylor è sostanzialente la versione tween di un prodotto di Apatow) ma probabilmente anche per demerito di Brill, amico di lunga data di Apatow e di Adam Sandler, che non mostra particolare talento né interesse per la messa in scena. E ancora di più perché, tolto Owen Wilson e Danny McBride, sufficientemente spassosi, il cast fa pena: senza un cast come si deve, è difficile azzeccare un film del genere. E infatti.
Niente di che, insomma. Ma almeno non fa piangere sangue come Anno uno e qualche risata la tira via.