The book of Eli*
di Albert e Allen Hughes, 2010
Il nuovo lavoro dei fratelli Hughes, quasi un decennio dopo From Hell, è uno di quei film che ti fa venir voglia di dividere nettamente e pigramente quello che funziona da quello che non funziona. Spoiler alert: non è una buona notizia per il film.
Nel primo piatto ci mettiamo senza dubbio l’impianto scenografico e tutto questo décor da western post-apocalittico nel senso più letterale possibile, ovvero l’idea non originalissima ma efficace di ambientare gran parte del film in un vero e proprio saloon, ma anche la fotografia livida, nebbiosa e fangosa dell’esperto Don Burgess e soprattutto quello che è l’aspetto più convincente del film: l’approccio cupo e davvero morboso degli Hughes alla carne umana, tra cannibalismi, corpi mozzati, decapitazioni, arti in putrefazione, e via dicendo.
Purtroppo l’altro è però un piatto pesante: nonostante pavoneggi spaventose ambizioni, The book of Eli è infatti un film fatto di poco, oltre che costruito interamente su una rivelazione finale, a quel punto ben poco necessario – e che peraltro si fa troppo attendere. Per colpa della mediocre sceneggiatura dell’esordiente Gary Whitta, la rielaborazione dei temi biblici diventa una parabola didascalica e prevedibile sul futuro dell’umanità in cui le riflessioni sul potere della parola scritta restano solo sulla carta. Non aiutano le performance del cast: Washington è perfetto nel ruolo del novello profeta, ma Gary Oldman è un villain sopra le righe, banale e stilizzato fin dalla sua prima apparizione (legge una biografia di Mussolini?), e soprattutto Mila Kunis, per quanto sia sempre stupenda, pare capitata lì per sbaglio senza capire una mazza che le accade intorno, e recita come se fosse in un film di Kevin Smith.
Gli Hughes di loro ci mettono qualche bella trovata di regia, tra cui un uso curioso e spiazzante del piano-sequenza virtuoso durante una rumorosa sparatoria nel deserto, ma i tempi decisamente più rilassati rispetto a un normale action hollywoodiano, uniti alla pomposità degli assunti filosofici e teologici della seconda parte, lo rendono uno dei film più pretenziosi di questa stagione. Nemmeno questa è un buona notizia.
Nelle sale dal 26 febbraio 2010*
*il film esce in italia con il titolo Codice Genesi. Che non solo è il più ridicolo titolo italiano della stagione, è anche uno spoiler – no, davvero: che tristezza – e scriverlo là sopra in grassetto mi faceva brutto.
Czz The book of Eli… pensavo fosse un documentario sulla vita di Elisabetta Canalis
sante parole Kekkoz…
Alfio
Semplicemente un filmaccio. Non c'è molto da aggiungere. Un miscuglio mal riuscito fra Ken Shiro e Mad Max. Sceneggiatura veramente pessima, e contenuti scontati. Solo un buon colpo di scena finale lo salva dal tre in pagella, lasciandogli un meno deprimente quattro e mezzo. Per chi lo ha visto al cinema: soldi buttati. Inoltre, ed infine, sono dispiaciuto che quello che un tempo sembrava poter diventare un grande caratterista come Garry Holdman, stia sempre di più cadendo nel dimenticatoio, e sia costretto ad interpretare partacce in filmacci di questo genere. Indimenticabile la sua interpretazione in Leon per esempio. Peccato, veramente peccato.