Il profeta (Un prophète)
di Jacques Audiard, 2009
Perché fare mille premesse quando un film va così dritto al punto, quando è così indiscutibilmente bello? Un prophète è straordinario, senza dubbio uno dei più bei film europei dell'anno, probabilmente il più intelligente, soprattutto per come sa mettere insieme le aspirazioni autoriali e le convenzioni del cinema di genere, il gangster movie e il film carcerario e una storia di sopravvivenza e dominio dai netti confini morali e filosofici.
E poi Un prophète è un oggetto quasi alieno, certamente unico, non soltanto per il suo ritmo anomalo, ma per come elementi enormemente distanti riescono a trovare una dimensione comune, per come la crudezza della realtà si ritrova stemperata dalla consistenza del sogno e della visione.
Assolutamente imperdibile.
Nelle sale dal 19 marzo 2010.
Per quanto io vi spinga a vedere in sala e promuovere quanto più potete questo splendido film, si tratta di un'opera costruita anche sui contrasti tra le lingue, e sarà quindi inevitabilmente impoverito dall'edizione italiana. Se potete, recuperatelo anche in versione originale.
Audiard mi spezza
Ne ho visti solo due e questo ce l'ho lì in attesa ormai da troppo tempo (ma devo combattere per lo spazio sul lettore). Ma quei due…cavolo… quei due.
Se mi dici che è addirittura meglio devo far spazio fra i 5 preferiti tuttora attivi e senza rincoglionimento senile.
Audiard non sbaglia un colpo.
Plumbeo e cupo, totalmente privo della speranza che animava sulle mie labbra o tutti i battiti del mio cuore
Insostenibile la parte della preparazione dell'omicidio in carcere
Concordo con il giovane cinefilo: guradatelo in lingua originale (si trovano pure i sub italiani).
Capolavoro.
E Stasera tutti alla festa di nerdsattack
Un film che poteva entrare benissimo nella decina finale agli Oscar. Una pellicola che ti entra sottopelle durante la visione e non ti abbandona più.
Una parabola che assume i toni dell'epicità, sceneggiatura che non molla mai la presa, tutto contribuisce a elevarlo ben al di sopra di un solito dramma carcerario. Penso alle scene con la lametta, penso a quello sguardo sull'aereo, penso al momento della sparatoria… Mamma mia.
Non si può descrivere la bravura di Tahar Rahim, è praticamente oltre da tanto è "vivo" il suo personaggio.
Memorabile davvero.
Direi un capolavoro semplicemente.
mi riservo di leggere solo domani questa recensione, dopo aver visto il film.
questo blog è meraviglioso!!!!
Torno ora dal cinema: ottimo film, ottima recensione.
Come al solito.
Un capolavoro. Un capolavoro.
Sceneggiatura solidissima.
Questo è decisamente un oscar e non si capisce perchè non lo è.
Mah