The road
di John Hillcoat, 2009
C’è qualcosa che manca, nell’adattamento di John Hillcoat di uno dei più celebrati libri degli ultimi anni? Forse, mi spingo a dire, il problema è qualcosa che c’è. Ma si tratta di sfumature, una nota musicale di troppo (soprattutto) oppure un minuto di troppo speso a concentrarsi su qualcosa sacrificando qualcos’altro. Sfumature. Il problema qui non è un ipotetico e poco interessante "tradimento del testo", ma semmai un’eccessiva attinenza. Dalla quale scopriamo, per l’ennesima volta, che ciò che funziona sulla carta non funziona automaticamente allo stesso modo sullo schermo.
Tutto sommato però, Hillcoat porta sullo schermo la dura, cupa e disperata fine del mondo di McCarthy con una forza grafica e una durezza d’intenti davvero notevole, riuscendo ad annichilire istantaneamente tentativi recenti quantomeno simili (in primis The Book of Eli) e traducendo perfettamente in immagini le livide e inquietanti pagine del libro. Con una impressionante coerenza visiva che non ha paura di "sporcarsi le mani" né mostra particolare interesse per i canoni hollywoodiani. Peccato dunque che il film risulti a tratti un po’ rigido, immobile, statico, che Hillcoat si dilunghi sul finale, che sia poco deciso sull’uso del voice over, che gli riesca meglio la progressione narrativa (flashback inclusi) rispetto all’elemento sincronico, il più interessante, il rapporto tra il padre e il figlio, davvero un po’ debole. Peccato, per farla breve, che il film non prenda alla pancia (come vorrebbe, o forse solo come avrebbe dovuto) e, di sicuro, che non prenda al cuore.
Nonostante tutti i limiti stabiliti però, giusto un poco più irritanti se pensiamo che sono dovuti forse all’assenza di un pizzico di coraggio, da un’osservanza e da un’umiltà che di rado sono di buon auspicio, almeno al cinema, The road è comunque un film davvero bello e prezioso, che merita assolutamente di essere visto. Un film che butta uno sguardo disilluso e per nulla consolatorio a una Terra già morta e all’oscurità nascosta nelle viscere del genere umano, ma che sa scavare al loro interno per trovare la luce pronta a rischiararlo di nuovo.
Nei cinema (forse) dal 7 maggio 2010
Recensione molto bella e che mi sento di condividere fino all'ultima riga.
Scusa l'invadenza Kekkoz ma permettimi una domanda: il film dove lo hai visto? Una trasferta oltralpe? O in bassa frequenza come le partite Rai di una volta?
Cordialmente,
un tuo fedelissimo lettore…
Sarà meglio che prima dell'uscita mi decida a leggere il libro, da ANNI sul comodino per via della sua convolutezza lessicale (in lingua, intendo).
Ciao Kekkoz, non credo di avere mai letto una tua recensione con la quale concordo così completamente.
Aggiungo. I problemi di troppa fedeltà per me sono anche peggiorati dallo spiegone iniziale, che nel libro non c'è, o c'è ma è molto più sottile. E soprattutto non arriva all'inizio. Il libro comincia nel bel mezzo della storia. Per quanto si capiscano certe esigenze strutturali del cinema, narrativamente parlando, una scelta così fa la sua porca differenza. Anche perchè ci sono parecchie cose che il lettore delle prime pagine non sa, ma che vengono dette esplicitamente nei primi minuti del film, togliendo molta della sorpresa. Quando si arriva alla sorpresa nel film l'effetto è un po' maldestro, piuttosto che metafisico. (Scusate se son vaga, ma lo spoiler potrebbe essere grosso.)
In più per me il ragazzino non è un granché. Visto quello che portano sullo schermo i bambini de Il Nastro Bianco mi viene istantaneamente da chiedermi se sia un problema di casting, o un problema di incapacità del regista di lavorare con un attore così giovane, lasciando la responsabiltà della sua parte al co-protagonista. Il risultato è comunque che il personaggio del ragazzino è un po' sciapo.
Altra cosa e poi la smetto. Io ho letto il libro in due notti di pioggia, a luci basse, e con poca musica poco sentimentale (qui secondo me Nick Cave è troppo barocco, quasi sentimentale). E' scritto talmente bene che come dicevo altrove è davvero come un film incredibilmente potente: le parole sono essenziali e scarne, e quello che devono far vedere con gli occhi dell'immaginazione è lasciato nei buchi di punteggiatura. In sostanza ti fa guardare dentro un abisso in cui ognuno vede la propria versione e le proprie paure. Senza fare il discorso noioso (e anche sbagliato) "il libro è sempre meglio", una volta che quei buchi vengono riempiti con delle immagini sì potenti, sì ben realizzate, sì sconvolgenti, si perde qualcosa – l'ingrediente che fa la differenza tra un racconto e una leggenda. Insomma, film non male, ma leggete anche il libro. Prima, possibilmente.
Baci,
Irene
non malaccio il film (lo preferisco al freddo kubrickiano adattmanto dei Coen)
la colonna sonora di Nick Cave ed Ellis http://www.youtube.com/watch?v=JM3PG01IS20
è un plagio di arvo part
http://www.youtube.com/watch?v=QtFPdBUl7XQ
albert
Sono d'accordo con Irene e anche con la tua recensione – anche se mi dichiaro meno convinto. Non so ancora ben dire perché, però. Forse è l'andamento un po' troppo lento, che nel romanzo invece funzionava di più… Alla fine il film segue molto fedelmente il libro, non mi pare addolcisca niente, eppure si resta un po' troppo freddi.
http://h-fashion.it/senza-categoria/finalmente-road-al-cinema-dal-28-maggio.html
Capolavoro…e basta pugnette sul romanzo che è più bello..machissenefrega!
Visto stasera, ero molto intimorito data la caratura del materiale di partenza ma l'ho trovato invece un buon adattamento. Viggo Mortensen e Robert Duvall davvero stratosferici e ho aprezzato anche le musiche di Cave e Ellis.
Daccordissimo con te, nonostante qualche imperfezione merita assolutamente d'esser visto.
Lenny Nero
PS: in sala, nelle prime file, c'era un branco di trogloditi che ha passato i primi minuti del film schiamazzando e urlando per poi restare annichilito (sia ringraziato gesù) dall'andamento della storia.
Penso questo deponga a favore della pellicola