Defendor
di Peter Stebbings, 2009
In un periodo in cui spuntano come funghi le variazioni sul tema del vigilante, e le storie di supereroi inserite in contesti reali, Defendor riesce a trovare il suo posto con onore. Non prendendo certo la strada più facile: l’esordio alla regia del caratterista Peter Stebbings, anche sceneggiatore, è fatto di accostamenti abbastanza rischiosi, si muove su scivolosi territori psicanalitici, alterna un umorismo understated a una progressione narrativa drammatica, applica i linguaggi della pop culture e del fumetto a un contesto metropolitano degradato e decadente.
Un rischio che però ripaga con i risultati: Defendor è un film piccolo ma davvero appassionante, innatamente modesto, quasi per ammissione, ma impeccabile nella forma (davvero) e nei contenuti. Destinato forse a una fama di cult movie dopo il disinteresse mostrato dai suoi stessi distributori: negli Stati Uniti il film è stato infatti accantonato dalla Sony per l’uscita nei cinema, e uscirà direttamente in dvd ad aprile, dopo essere stato proiettato in modo del tutto indipendente dai suoi produttori in qualche sala. Un vero peccato.
Molto del merito della riuscita di Defendor va ovviamente a Woody Harrelson: ultima di una serie di performance davvero memorabili in un momento particolarmente felice della sua carriera, il suo Arthur Poppington, indifeso e insieme eroico baluardo di un’alienazione urbana destinata al riscatto, non è certo uno scherzetto ma un personaggio profondamente umano. E complimenti anche a Kat Dennings, a suo modo: rendere credibile una "battona dal cuore d’oro" non è da tutti.
Il film nel complesso non è malaccio, ti do ragione.
Ma, a mio parere, il prodotto nel complesso pare un pò ''televisivo''. Molto rispettoso dei canoni di sviluppo standard, e con un finale fra i più prevedibili (e forse tagliabile).
La Dennings non brilla, soprattutto perchè quando penso al crack mi torna alla mente il ben meno conciliante Jungle Fever di Spike Lee.
La pellicola poi poteva essere più ardita, molto più coraggiosa. Vi si parla di ritardo mentale e abbandono, crack, pedofilia, prostituzione, corruzione, ecc ma sempre per accenni, quasi a volerne trattare ma tenendole distante.
E non credo lo si sia fatto per rendere il punto di vista del protagonista, che anzi viene in tutto il film mostrato come diverso, per quanto pieno di dignità e, a modo suo, modello di virtù.
Harrelson è bravo, fare il presonaggio con problemi mentali/disturbato gli è sempre riuscito bene. Lui da solo vale la visione.
A me è piaciuto anche per il registro "leggero" impiegato nel lambire temi funzionali ma marginali alla storia. Condivido l'apprezzamento per Kat Dennings mentre Harrelson, un attore che avrebbe meritato una parabola diversa e più densa di soddisfazioni, qui si conferma in grande forma. In generale, come dice il nostro ospite, è impeccabile nella forma e nei contenuti, bella la tavolozza dei colori e belli i costumi, ottimo il cast di contorno che non insiste su facce troppo note (Koteas a parte) e veramente notevole la messa in scena che pur nella ristretta scelta delle location non consegna l'impressione di girare in tondo tra una scenografia e un'altra come spesso accade, addirittura a volte da un film a un altro.