Cella 211 (Celda 211)
di Daniel Monzón, 2009
Per ovvie ragioni, va molto di moda mettere a confronto alcuni recenti esempi di prison movie europei, e anche se spesso il paragone porta all’errore di ricavarne un "filone" che in realtà probabilmente non esiste affatto, è quasi inevitabile tener conto delle diversissime modalità con cui registi come Steve McQueen (Hunger), Jacques Audiard (Il profeta) e Daniel Monzón si sono approcciati al cinema carcerario – ma anche solo alla prigione.
In tal senso, Cella 211, che ha fatto incetta di Goya stracciando due pezzi grossi come Amenábar e Campanella, è senza dubbio il titolo più diretto, quello vicino al genere (o sottogenere) puro, ma non per questo si tratta di un titolo da sottovalutare. Anzi: questa storia sull’istinto di sopravvivenza nasconde una riflessione sul male che, nonostante il taglio vagamente politico, è più che altro una riflessione morale. E mostra soprattutto le doti del suo regista: Daniel Monzón, poco più che quarantenne e con poca roba alla spalle, ha un gran talento e un piglio duro e schietto, che non bada a fronzoli: comincia quasi subito e col botto (per restituire il contesto e delineare i personaggi c’è tempo: ecco a voi un uso intelligente e sensato del flashback), con i suoi personaggi è impietoso, crudele, quasi sadico. Una volta accettate le sue regole, e il gioco al rilancio, il suo film non perde un colpo che sia uno.
Impossibile però fare finta che un buon terzo della riuscita del film non sia dovuto alla monumentale interpretazione, ma anche solo all’impressionante presenza vocale, direi, di Luis Tosar nel ruolo di Malamadre.
Quando non metti il link al Friday Prejudice, i commenti ad esso si riducono
Molto d'accordo. In quanto a presenza vocale menzionerei anche tale Luis Zahera, quello che fa l'allucinante ceffo col cappellino. Pensavo fosse un ottimo esempio di casting su attori presi dalla strada, invece scopro che è un professionista camaleontico.
Manute
PS: penso che "sopravvalutare" sia un refuso.
Ops.
Incredibile, riesce a non scadere nemmeno nel finale.
Ottima recensione: se non l'avessi letta non l'avrei mai guardato!