Shadow
di Federico Zampaglione, 2009
Certi post dovrebbero avere una data di scadenza, ma forse è possibile fare di necessità virtù, al prezzo del rumore delle unghie sul vetro. Mi spiego: ho visto Shadow qualche settimana fa, nel weekend in cui è uscito, ma non ne ho mai scritto. Non so se qualcuno se ne sia accorto, ma il ritmo qui è decelerato notevolmente: scegliete voi a chi dare la colpa, mancanza di tempo, mancanza di titoli, la stagione che va scemando, la decadenza dei blog in generale. Peccato: avrei voluto prendere parte all’accesa discussione che si è svolta nel giro di pochissimi giorni sul film, che ha diviso infatti quasi nettamente quelli che considero i due migliori blog di cinema attualmente in Italia – da una parte, l’entusiasmo di Nanni su I 400 Calci, dall’altra la freddezza di Paolo su Secondavisione. In altri tempi, probabilmente, mi ci sarei buttato a pesce. Ma forse, si diceva, posso riportare a mio vantaggio il mio ritardo perché, come al solito, dopo pochi giorni di Shadow non interessava più niente a nessuno, c’era qualche altro film su cui discutere, e la quantità di sale in cui il film di Zampaglione è uscito non ha certo aiutato a renderlo più rilevante. Ancora una volta: peccato. Shadow infatti tra i suoi più grandi meriti, non il solo, e qui già credo si intuisca vagamente cosa io ne pensi, ha quello di far intravedere una possibilità per il genere nel nostro paese infinitamente più concreta che in alcuni altri casi recenti, e forse proprio a causa della sua ingenuità. Ovvero, se dubito che Zampaglione volesse rilanciare il film horror all’italiana, perché probabilmente voleva solo fare un horror all’italiana omaggiando i maestri del genere, forse è proprio questo lo spirito giusto – farlo perché si può fare, e perché una volta lo facevamo spesso, e benone, anche se poi ci è venuta, al pubblico e agli autori italiani in equa parte, una gran paura dell’ignoto che nemmeno la Cina. E beh, poi c’è il problema che non c’è più molto da dire. Tutti sanno bene o male di cosa si tratta, tutti sanno quale cosa strana sia che il leader dei Tiromancino diriga un horror che cita Argento e Deodato prendendosi il plauso degli appassionati del genere, tutti sanno ormai quali sono i frutti della discordia – soprattutto il finale “a sorpresa”, ma anche cose come il corridoio con i quadri – tutti sanno che è indubbiamente girato come la madonna vuole, tutti sapete di che film stiamo parlando, e del perché possa piacere da matti, e del perché possa lasciare indifferenti. Quindi a me non rimane che rimettere in campo per qualche ora Shadow, il secondo film di Federico Zampaglione, un film che ha un sacco di cose che non vanno, fuori fuoco ma che, all’uscita dalla sala, ho voluto consigliare a gran voce per settimane a mezzo mondo, evitando magari i più impressionabili, “andate a vedere Shadow perché è una figata e forse ci siamo”. Forse è questo è il momento giusto, quello in cui a nessuno fregava più niente di Shadow, e forse questo post fa già abbastanza da sé.
Cosa faccio quindi, prendo posizione e non spiego nemmeno un po’? Va bene.
A me Shadow è piaciuto da matti.