Toy Story 3, Lee Unkrich 2010

Toy Story 3
di Lee Unkrich, 2010

La Pixar sta diventando un problema, per noi pixiariani. Perché a volte sembriamo farci la figura degli esaltati religiosi, non accettiamo critiche né che si possa sminuire l’opera dei nostri beniamini. Ma non è certo colpa nostra se da qualche anno a questa parte sfornano soltanto capolavori, persino nelle condizioni più inaspettate – per esempio, quella del terrorizzante "terzo capitolo", peraltro di una saga iniziata ormai quindici anni fa.

E dal momento in cui nessuno, suppongo, ha osato mettere in discussione la qualità del film, le distinzioni si giocano su due territori: com’è il film rispetto agli altri due capitoli; com’è il film rispetto alla produzione Pixar degli ultimi anni. Quest’ultima domanda non ha troppo senso, ma giusto perché non interessa a me (e perché è impietoso mettere qualunque film in confronto con gli ultimi due lavori della Pixar: io la chiamo la "reductio ad Up") ma la prima forse sì, appunto: dopotutto Toy Story era un film epocale, forse più importante che bello, mentre con Toy Story 2 ci si approcciava alla materia con il senno del post-A Bug’s Life, quando Lasseter e soci avevano capito che dentro ali ampi confini dell’animazione digitale si poteva fare davvero qualunque cosa, e infatti n’era uscito un capolavoro.

Insuperabile, si penserebbe: se non fosse che Toy Story 3 è un film che non fa soltanto tesoro delle lezioni imparate (e insegnate) in 10 anni di meraviglioso cinema, ma proprio di questi 10 anni ci parla – per questo il film sembra rivolgersi soprattutto a quelli che nel 1995 avevano otto, dieci anni, scoprivano il cinema d’animazione coccolati dai film della Pixar con i giocattoli di fianco al televisore, e che in questo decennio sono cresciuti, si sono iscritti all’università e quei giocattoli li hanno inscatolati, messi in soffitta, nella scatola in cima all’armadio o in cantina, mandati al macero. Ma anche per tutti gli altri: Toy Story 3 è la chiusa perfetta di un grande romanzo di formazione che riguarda tutti noi, e forse è per questo che ci commuove tanto, anche se i giocattoli sono ormai un ricordo lontano – perché ci parla di qualcosa che non vorremmo ammettere, di qualcosa che abbiamo dimenticato, o abbiamo voluto dimenticare. Molto meglio di una seduta di psicanalisi.

Ma la grande forza di Toy Story 3, come sempre accade nei film della Pixar, è la perfezione della macchina narrativa e il cuore pulsante dei suoi personaggi di plastica e peluche. Da una parte, una storia che viene dritta dritta dal cinema carcerario: Toy Story 3 è in tutto e per tutto un escape movie, anzi, è già un classico del genere e non sfigura certo accanto a film come Papillon o Fuga da Alcatraz. Dall’altra, uno dei punti vincenti del film, uno degli aspetti per i quali non mi vergogno affatto a dire che Toy Story 3 è un capolavoro, che è il migliore dei tre, ovvero i suoi "villain", pentiti o impenitenti, come il crudele e gangsteristico orsacchiotto Lotso o l’incredibile Cicciobello con l’occhio pesto, forse la cosa più vicina all’horror mai sperimentata dalla Pixar. E soprattutto Ken. L’incredibile, stupefacente Ken.

12 Thoughts on “Toy Story 3, Lee Unkrich 2010

  1. tutto qua?! è un work in progress, vero? in realtà la recensione sarà lunga il doppio, vero?

  2. Caro Kekkoz,
    come sempre ottima recensione, anche se, da Pixariano fondamentalista, ancora non ho digerito il tuo eccessivo entusiasmo per Piovono polpette e considero comunque Toy story 3 un piccolo capolavoro, ma non all'altezza di una cosa enorme come Up.
    Ad ogni modo, passo alle maniere spicce.
    Se questa volta non vai a vedere la mia recensione di Toy story 3 sul mio blog (quanti possessivi, in una sola frase!) e non posti un commento, lansdalianamente ti spacco di botte.
    MrFord

  3. escape movie: check. villain: check. ken: LOLcheck. capolavoro: check. (clapclap) 

  4. A me devo dire che nel godimento (enorme) generale ha dato una lieve sensazione di arresto. Non voglio dire di passo indietro. La Pixar ormai ci ha abituati al meglio. Nel contesto Pixar forse, ecco, m'è sembrato un filino, ma proprio un filino ino ino sotto.
    Senza escludere con ciò il fatto che ci siano cose spettacolari qui, e innovazioni interessanti, come Lotso appunto. E il Cicciobello horror.

  5. mi è semblato di vedele una reductio ad up ;)

  6. utente anonimo on 22 luglio 2010 at 19:19 said:

    Vabbè ma TS3 non è paragonabile ne a WALLE ne ad UP, è tutta un'altra roba! Ma che roba! A me ha fatto commuovere quanto gli altri due, chiaramente toccando ben altre corde ma ciò non toglie che sia ugualmente emozionante. E dannatamente divertente.
    Cioè no ma il pagliaccio? E la scimmia di Monkey Shines? E Totoro?

    Lenny Nero

  7. un capolavoro assoluto. Secondo me un pelino ino ino meglio di Up, che nella parte centrale diventava decisamente per bambini.

  8. Vabbè, non si ha tanto da dire quando entri in sala scazzato, mogio, sudato, con 30 gradi fuori, la fronte lucida come una statua di cera, dopo un'ora di treno, pure un pò stanco, dopo aver pagato i soliti 10 euro ed avere in mano il paio di occhiali 3D più peeesaaaaantiiii della mia vita… Ecco, dicevo, non si dovrebbe avere molto da dire quando, dopo tutto questo, una volta uscito dalla sala hai gli occhi lucidi, le guance rigate dalle lacrime, il sorrisone stampato a forza e soprattutto ti ritrovi in pace col mondo, con la sola voglia di tornare a casa e andare ad aprire qualche scatolone o qualche busta di plastica impolverata per far respirare i pochi giocattoli rimasti. Quelli che non hai buttato, quelli che non sono stati dati via, quelli che sono sopravvissuti. Esci e ti senti arricchito.
    E' la magia della Pixar, è la meraviglia di questo nuovo Toy Story, il capitolo post Wall-E e post Up, è il film che 10 e passa anni fa la Pixar non poteva fare perchè era appena nata e come tutte le cose appena nate doveva evolversi, doveva crescere ed arrivare a creare uno splendore così. E' un film ricolmo di quella sensibilità che forse solo da Monsters & Co. si è iniziata ad approfindire. Non solo ritmo, azione e gag, ma proprio passione e cuore.

    E vogliamo dire qualcosa sul corto iniziale? Non diciamola. Tanto, indovinate un pò, è un capolavoro.

    Sono felice, sono felice :)))))

  9. utente anonimo on 27 luglio 2010 at 12:25 said:

    Domanda: Woody decide di rimanere con i suoi amici sua sponte o per salvarli (per scrivere e appiccicare il post it con l'indirizzo della bambina) si trova costretto a ripararsi in quella scatola per la ragazzina e non in quella del college dove avrebbe dovuto essere? 

  10. decide di sua sponte

  11. utente anonimo on 10 agosto 2010 at 02:19 said:

    Beh penso che laPixar che fa una citazione di Totoro si veramente la quadratura del cerchio…Comunque stupendo, anche il corto all'inizio forse uno dei più belli della serie, non ho capito di chi sia la voce e le parole del progamma alla radio forse di Wells !??!
    Ciao Paperolibero

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