Gainsbourg (Vie héroïque)
di Joann Sfar, 2010
L’aspetto più originale del biopic su Serge Gainsbourg che Joann Sfar ha tratto proprio da una sua opera a fumetti è senza dubbio quello più debitore del linguaggio da cui è adattato: il grande cantante francese viene accompagnato (o ossessionato) per tutta la sua vita da una sorta di doppio da lui creato durante l’infanzia e chiamato La Gueule (dietro a cui si nasconde il solito Doug Jones). Tridimensionalizzando La Gueule sullo schermo, idea tanto folle quanto efficace, Sfar riesce a dare per un po’ al suo film un senso e una consistenza quasi cartoonesca, alleggerendo il materiale “pesante” di un’infanzia minacciata dall’occupazione nazista, ma reiterare questa idea senza varianti per le oltre due ore del film mostra presto la corda. E il piccolo inganno che si cela sotto di essa.
Il problema maggiore di Gainsbourg è insomma che, una volta messa da parte la trovata iperbolica e surrealista, il film cade immediatamente in quasi tutti i tranelli del film biografico musicale, dalle altalene del maledettismo al gioco mortifero e fine a se stesso delle somiglianze tra il cast e i personaggi interpretati – anche se la spaventosa performance mimetica di Eric Elmosnino è senz’altro da applaudire. Ancora di più, finisce nel trappolone dell’accumulo episodico di singoli sprazzi della vita dell’artista, separati peraltro da improvvise ellissi lunghe anche mesi o anni. E alla fine del film conosciamo un sacco di aneddoti su Serge Gainsbourg, ma possiamo davvero dire di aver conosciuto Serge Gainsbourg?
Non mi risulta prevista un’uscita italiana. Se masticate il francese, potete acquistare il dvd francese.