Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 (Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 1)
di David Yates, 2010
Tra tutti i registi chiamati a dirigere di volta in volta i film tratti dai libri di J.K.Rowling, David Yates è quello che suscita meno simpatie – presso il sottoscritto, senza dubbio, ma anche in generale tra i fan e gli spettatori meno accidentali. Ma i suoi non sono brutti film, e nelle sue mani la saga ha continuato a essere piuttosto piacevole pur non sollevandosi più da una sorta di grigia medietà. Credo sia soprattutto per una questione di principio: ciò che rendeva particolare la saga prima del suo arrivo era proprio il differente approccio che Columbus, Cuaron e Newell avevano portato nelle storie potteriane, facendole passare attraverso i filtri del cinema per ragazzi, della favola dark, della commedia romantica. Yates ha contribuito a riportare la serie a risultati meno sorprendenti, forse più funzionali allo sviluppo narrativo e soprattutto alle esigenze della produzione.
Tra i Potter diretti da Yates, quindi, questo è decisamente il meno anonimo, e quindi in qualche modo è il più interessante. Ma per una ragione che potrebbe trovare più delusioni che entusiasmi nel pubblico, una motivazione legata strettamente a ciò che effettivamente accade in questo lasso di tempo: poco o niente. O meglio: gran parte del film è impiegata a risolvere questioni che attengono ai rapporti tra i tre protagonisti, intenti nel frattempo a spostarsi di nascondiglio in nascondiglio. Il senso è chiaro: risolvere issue personali prima di tutto, per poi buttarsi a capofitto nel finale “vero” e nella battaglia definitiva con Voldemort. Ma la figura che ci fa questa prima parte è quella di una lunga, lunghissima premessa, piena di attese (talmente insistite da includere in una scena una sorta di autoparodia) che forse si poteva tagliuzzare qui e là e che, come fa notare giustamente Gabriele Niola, non si capisce come possa interessare una generazione (o più in generale una platea) che si autoproclama iperattiva e ipercinetica.
E se l’altra caratteristica dei film di Yates è il loro essere sempre più delle opere per iniziati, che richiedono insomma una sorta di fresca preparazione, se non sui libri almeno sui sei film precedenti, I doni della morte la porta all’estremo: personalmente ho fatto molta fatica a seguire le vicende, soprattutto il namedropping continuo, e ho trovato buffo che spesso nel film siano i personaggi stessi a fermare l’interlocutore chiedendo “eh?”, “cosa?”. E soprattutto: “chi?”. Certo, non mancano le buone invenzioni e i momenti riusciti, Yates ci mette qualche idea di regia in più, il film è tematicamente molto forte nonché molto più adulto dei precedenti (senza tirare in ballo il sangue e il ruolo prominente che ha qui la tensione sessuale tra i tre protagonisti, Azkaban era un film sulla paura, questo è un film sulla paura della morte, fate un po’ voi), e questa indole un po’ più autoriale-tra-virgolette e un po’ meno luna park credo non faccia male a nessuno, ma l’impressione è che potremo giudicare le scelte di questa prima parte soltanto quando avremo visto la seconda.
“risolvere issue personali prima di tutto”….Penso sia “issues” al plurale.
Il film comunque ha qualcosa in comune col sesto della saga: 10 fottuti minuti di trama in 2 ore e mezza di film.
no, in italiano le parole straniere non si declinano al plurale, teoricamente
Voglio i “Friday Prejudice” del 19/11!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
non ho ancora visto il film e quindi non mi esprimo….mi permetto però di dire che non si può pensare di accostarsi ad una saga che non conta due…tre…MA BEN SETTE LIBRI! senza essersi inseriti prima…non mi sento quindi di condannare questa possibile difficoltà del film…non si aspettano certo che abbiate letto tutti i libri ma almeno che abbiate visto i film precedenti o comunque li abbiate ripassati non mi sembra una pretesa così assurda per una saga cinematografica che si tira da 10 ANNI….sapete com’è…è come se si cominciasse a vedere guerre stellari partendo dal ritorno dello Jedi…o il signore degli anelli partendo dal ritorno del re!
Kekkoz so ovviamente che tu hai visto tutti i film precedenti e non ti stai certo inserendo ora però forse una visione di ripasso ti avrebbe aiutato a districarti meglio nel casino….
Alessia
Ora voglio un harry potter con tutti attori asiatici che sia pieno di ritmo!
Decisamente sì, tra quelli di Yates (degli ultimi due mi son spesso chiesto cosa potesse capirne chi non ha letto i libri dato che ho fatto parecchia fatica a seguirli io che li ho letti, cosa imperdonabile in un adattamento) è decisamente il migliore, gran bella atmosfera e nel complesso le due ore a passa van via belle lisce. Poi vabbè, io sono un fanatico (:
e’ un film un po’ spiazzante perche’ l’ambientazione e’ completamente diversa dai 6 precedenti.
In questo senso, il regista si e’ trovato alle prese con una sfida mica da poco perche’ non c’aveva i soliti facili appoggi su cui ricadere per stabilire un equilibrio nelle 2 ore e passa di racconto.
il risultato, secondo me, resta buono e convincente soprattutto grazie ai 3 attori che, in questo (pen)ultimo capitolo sono proprio bravi. Forse e’ perche’ non devono neanche recitare di essere cresciuti insieme (lo hanno fatto davvero) ma ho trovato che l’alchimia fra di loro fosse – in questo caso – davvero magica
iieri sera sono stato a vedere il film. Premetto che sono un appassionato dei romanzi che ho già riletto tutti 2 volte, mentre per il 7° sono già alla quarta lettura…
l’analisi del nostro vate è (come al solito) azzeccata e puntuale, mi sento di confermare il fatto che chi conosce a memoria (o quasi) i dialoghi e le dinamiche, dopo svariate letture, vaga con la mente attraverso le immagini e ricostruisce in modo onirico tutto quello che manca. Ieri sera infatti io ho vissuto momenti di paura, di tensione, divertimento e soprattutto Magia. Sono uscito dal cinema stregato e felice, ma già in trepidante attesa per luglio prossimo.
cordialità a tutti
“Scusateci se abbiamo deciso di guadagnare ancora più fantastilioni di dollari con Harry Potter, ma il film andava diviso in due parti perché c’erano troppe cose da raccontare”. Ah sì? E io che pensavo fosse per dare nuova linfa vitale al turismo britannico.
Detto questo: per me Yates è un genio del male. Pensateci, fa due film pallosissimi ma che piacciono alla produzione (due film di cui non ricordo NULLA, assolutamente NULLA), e una volta che finalmente ha in mano un contratto che gli assicura la regia dell’ultimo capitolo inizia a fare di testa sua e gira un film lentissimo, pieno di camera a mano e paesaggi brulli ripresi dall’alto, dove non succede niente per delle mezz’ore, dove la riuscita del film si regge pericolosamente sulle giovani spalle dei tre inespressivi protagonisti. E, per assurdo, riesce a tirar fuori il miglior Harry Potter dopo quello di Cuaron.
Quasi dimenticavo.
Il film l’ho visto ieri, sabato pomeriggio, in centro a roma. La sala era gremita di bambini che, appena comparso il logo della Warner sullo schermo, iniziano ad APPLAUDIRE. Cosa che si ripete non solo sui titoli di coda (mentre i più impazienti già gridano “accendete eee luci! è finito!”), ma almeno in altre tre-quattro momenti chiave: su “Dobby è un elfo libero” c’è stata l’ovazione. Quando Ron fa quella cosa nella foresta (che non scrivo perché metti che qualcuno come me non si ricorda un cazzo pur avendo letto tutti i libri e poi si arrabbia per lo spoiler) un timido gruppo ha iniziato a battere le mani con sempre maggiore convinzione, fino a trascinare tutta la sala.
Mai più cazzo, MAI. PIU.
DOBBY.DOBBY.DICO DOBBYYYYYYYYYYYY!!!!!!!
amore amore amore e lacrimissime.
e confesso senza pudore che anch’io ho partecipato all standing ovation!la meritava tutta…ma solo un potteriano può capire.
ed anche io mi sono commossa… ma sono famosa per la mia “lacrima facile”
ciao, leggo il blog da poco-e approffito per i complimenti-primo commento (proprio harry potter mi spinge a commentare, ma confesso di essere spassionatamente fan, dei libri, un pò meno dei film..)
Trovo che, dopo i due film precedenti, davvero terribili, privi di ritmo, trama e pathos (per dire la morte di Silente non mi ha suscitato nessuna emozione, diversa la fine commovente di Dobby) quest’ultimo film (o almeno la sua prima parte) è inaspettatamente ben riuscito. E’ vero succede poco, ma è molto fedele al libro, in cui la prima partedella storia è incentrata sui rapporti del trio, sul loro smarrimento per la prima volta fuori dal mondo protetto di Hogwarts, senza più nessuna guida adulta, in un clima di terrore e pericolo mortale.Mi aspettavo una cagata pazzesca dallo stesso regista, e invece Yates alla fine ha saputo rendere quest’atmosfera. Aspettiamo la seconda parte..
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Perché il commento “[sic, my God]” inserito nella citazione? O_o
Premessa rilevante: sono potteriana, ed amo in speical modo l’HP libresco
Analisi interessante, ma non mi sento di condividere l’opinione secondo cui “nel film non succede niente”. Non poteva essere risolto tutto in un’ora e mezza a mio parere, perchè c’era tutta una serie di tasselli che dovevano andare a posto (che probabilmente nel film, questo è vero, non vengono sufficientementye sviscerati, ma che nel libro sono assolutamente rilevanti per lo svolgimento della trama). Produttori e sceneggiatori hanno deciso di puntare maggiormente sulle dinamiche all’interno del trio (centrali anche nel libro), anche questo è vero. Tuttavia è interessante notare come ciò venga qui percepito come una ‘perdita di tempo’ a discapito dell’azione e degli eventi concreti. Io non sono d’accordo, anche perchè sono convinta che i tre giovani attori (a parte forse il protagonista, secondo me un pizzico al di sotto degli altri due) abbiano fornito delle prove convincenti e adeguate a reggere quasi da soli due ore di film.
Sul fatto che gli spettatori casuali faticassero a seguire…beh, dipende dai casi Ho un’amica (caso specifico, mi rendo conto) che di Harry Potter vide otto anni fa il primo film e basta, e che non ha avuto particolari problemi con questo. E “tagliuzzare”? No, ti prego, da fan non posso tollerare suggerimenti del genere
Un saluto.
F.