Amore a mille… miglia (Going the distance), Nanette Burstein 2010

Amore a mille… miglia (Going the distance)
di Nanette Burstein, 2010

A meno che non abbia voglia di superare i confini e i cliché del suo genere (cosa che il film della Burstein non fa, per fortuna) una commedia romantica ha bisogno di un numero limitato di fattori per poter funzionare. Pochi ma buoni: quel che c’è deve girare alla perfezione. È il caso di Going the distance, che sfrutta davvero bene i suoi elementi: due attori in forma, valide caratterizzazioni di contorno, una buona sceneggiatura, un senso dell’umorismo irresistibilmente immaturo, e soprattutto un’idea forte (per quanto di estrema semplicità: “la storia d’amore a distanza, discuss”) in un contesto altrettanto solido, quello arcidiffuso della crisi economica e del mondo del lavoro.

Al di là di questi elementi, che bastano senz’altro a farne un film più gradevole della media, ciò che rende particolare e inusuale Going the distance (e unico motivo per cui la regista di American Teen si dimostra la guida ideale) è l’idea di raccontare una storia d’amore che è anche una sorta di racconto di formazione tardivo: i due protagonisti hanno superato i trent’anni ma sono in qualche modo “in ritardo” sui tempi della loro generazione, ciascuno per le sue ragioni vivono e si comportano come due ventenni, sia in rapporto alle relazioni sentimentali che al lavoro che alla famiglia. Lei ha inseguito per anni un amore sbagliato, deve ancora finire l’università, si mantiene facendo la cameriera inseguendo una carriera impossibile (o quasi) in un giornalismo che le crolla intorno; lui fa un lavoro senza prospettive per un’etichetta musicale, non capisce niente delle donne, non piange per amore, e convive in un appartamento “da studente” dalle pareti sottilissime con un amico che caga con la porta aperta. Un aspetto che in magari in Italia non suonerebbe poi così strano, ma tra New York e Los Angeles è tutto un altro paio di maniche.

Il pacchetto è chiuso da un’ottima colonna sonora (in cui spicca Harold T. Wilkins dei Fanfarlo, roba che ti taglia le gambe a prescindere) e dalla coppia di comprimari formata da Charlie Day di It’s Always Sunny in Philadelphia e Jason Sudeikis del Saturday Night Live – che è tra le cose migliori del film, se non altro per i dialoghi dell’esordiente Geoff LaTulippe, ma alla fine Going the distance non sarebbe la stessa cosa senza la simpatia, l’immediata “normalità” di Drew Barrymore e Justin Long. Non sarebbe nemmeno la sua ombra.



Questa scena mi ha fatto molto ridere.

3 Thoughts on “Amore a mille… miglia (Going the distance), Nanette Burstein 2010

  1. raffa on 25 novembre 2010 at 16:42 said:

    L’ho visto ieri in dvd , ho riso e mi sono commossa, che altro si puo’ chiedere a una buona commedia? Avendo vissuto un amore a distanza fra i 20 e i 30 anni entrambi senza una professione e senza soldi, mi ci sono anche molto ritrovata. I protagonisti sono bravi e fra i comprimari io menzionerai anche la bellissima Christina Applegate…la discussione sull’importanza del dry humping ??!!

  2. Questo tipo di prodotti funzionano, oltre che perché sono scritti molto bene da chi ha imparato a scrivere sceneggiature professionali, sopratutto perché intercettano, come dicevi, quella generazione di 30enni che sono rimasti 20enni, che hanno lavori precari, poche prospettive di “crescita” in tanti sensi e costituiscono una fetta di popolazione sempre più vasta.
    E la commedia, per funzionare, deve raccontare personaggi in cui il pubblico possa identificarsi.

  3. Kekkoz ho una sfida per te o per chiunque sappia rispondere, riesci mica a individuare il film corrispondente alla descrizione di seguito che ha postato un’amica utente del mio sito:
    “… Ok giovani cinefili, qualcuno di voi ricorda un giallo italiano anni ’70 circa stile “La donna della domenica” che si concludeva con il ritrovamento del cadavere della vittima scomparsa, ovvero una donna imbalsamata in soffitta vestita di tutto punto per confonderla con dei manichini presenti sul posto? La battuta finale era tra due sbirri che dicevano: “Ora il cadavere dove lo portiamo commissario?” – “Al reparto donna alla Rinascente” o una roba simile. Non ricordo nient’altro, manco gli attori e su internet non trovo una fungia dimminghia, se qualcuno di voi lo conosce prego far sapere ASAP”

    Grazie

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