The winning season
James C. Strouse, 2009
Strano che si sia parlato così poco di questo film dalle nostre parti, al di là della solita cecità (per ora) della distribuzione italiana: uscito in sordina a settembre negli USA a quasi due anni dalla presentazione al Sundance, pur rispettando dal primo all’ultimo i cliché del film sportivo il film di Strouse è in realtà una delle commedie americane più gradevoli dell’anno. Merito soprattutto della performance da applausi di Sam Rockwell nel ruolo di un ex giocatore di basket fallito e alcolizzato che ritrova la voglia di allenare grazie a una ciancicata squadra femminile di una scuola superiore, ma anche del resto cast (come la deliziosa Emma Roberts: un’autentica rivelazione, per quanto mi riguarda) e della sceneggiatura dello stesso Strouse, capace di far tesoro dei meccanismi del genere per restituire in modo davvero convincente, con oliatissime armi da cinema indipendente, il riscatto di un uomo di fronte a se stesso e a una “nuova famiglia” trovata sul campo. È difficile spiegarvi come The Winning Season riesca a far funzionare alla perfezione tutto questo senza risultare risaputo, banale o stucchevole: la soluzione migliore in casi come questi è – recuperare il film e giudicare da soli.
“ex giocatore di basket fallito e alcolizzato che ritrova la voglia di allenare grazie a una ciancicata squadra femminile di una scuola superiore”
io queste cose le vedo con giuoia sempre, non so se esista il genere “allenatore/giocatore dalla vita fallita che si tira su tirando su una squadra scalcinata”, nel caso ne sono fan. Certe volte son delle fregnacciate patetiche terrificanti, altre invece molto interessanti.
Di questo particolare film non sapevo nulla.
Casomai volessi un “giocatore dalla carriera fallita che si tira su dando una chance, come allenatore, alla nazionale femminile di cricket indiana” consiglio Chak de! India ( http://en.wikipedia.org/wiki/Chak_De!_India ). E’ uno di quei bollywoodiani senza balletti, non lunghissimo peraltro. Dà a suo modo un ritratto piuttosto fedele e sobrio della mentalità indiana (nazionalismo, virocentrismo eccetera) fuoriuscendo però solito cliché tagliato con l’accetta “gli indiani, questi retrogradi del cassius”.
E poi c’è Shahrukh Khan fico con la barba, perbacco!
Magari a vederlo da solo parrà non un granché ma se si tiene conto del cinema indiano mainstream generale è un gioiellino.
é uscito in italia? o in italiano?
Antonio: non è uscito in sala e (credo) nemmeno in dvd italiano, e non penso sia nemmeno in arrivo
Volevo cominciare questo 2011 con un bel blog cinefilo.
Direi che come inizio non c’è male.
Molto interessante come consiglio.
Lo vedrò sicuramente e spero di riparlarne qui.
non lo trovoooo..cioè trovo il megavideo della versione americana ma senza sottotitoli sono fregato…!