La versione di Barney (Barney’s Version)
di Richard J. Lewis, 2010
Ci si ritrova per l’ennesima volta a far accenno all’annosa e noiosa questione degli adattamenti da libri molto celebri e amati: è inevitabile, con un romanzo come quello di Mordecai Richler – che personalmente ho letto anni fa amandolo molto ma di cui (per mia fortuna o per mia sfortuna), non ricordavo più molti dettagli al momento della visione, una cosa che mi ha permesso di vederlo come un film a sé stante senza l’ansia del confronto.
Come sempre, di ragioni per far imbestialire i moltissimi fan del libro ce ne sono a bizzeffe: ma considerata l’effettiva difficoltà di tradurre in narrazione cinematografica la scrittura dello scrittore canadese, l’adattamento dello sceneggiatore Michael Konyves funziona piuttosto bene, semplificando in qualche modo la complessità narrativa di Richler ma trovando per essa una dimensione cinematografica e una struttura a flashback abbastanza canonica che calza bene sul personaggio e sulle sue vicende. I problemi del film non hanno insomma molto a che fare con il cosiddetto tradimento del testo (che molti vedranno, ma qui sto pronosticando a caso) ma riguarda semmai il suo essere un film fatalmente medio, un’interminabile “commedia amara” che nonostante si prenda i suoi tempi (130 minuti anche se a volte sembrano 260) riesce a essere persino frettolosa – soprattutto nella prima parte – per muoversi poi stancamente verso il finale – che è di fatto la parte migliore del film, un po’ perché Lewis, che fa il suo mestiere e poco più, si trova più a suo agio con il dramma che con la commedia e un po’ perché riesce finalmente a chiudere con un senso tematico forte (la riflessione sulla memoria e sull’identità) un racconto che si era trascinato per due ore dando troppo spesso l’impressione di una frammentarietà episodica e fine a se stessa.
L’unica cosa che si salva senza mezzi termini è Paul Giamatti e, per estensione, il “suo” Barney Panofsky, un personaggio strabordante, sgradevole e irresistibile al tempo stesso e un’interpretazione davvero encomiabile che (se riuscite ad accettare finalmente che Barney non potrà mai essere esattamente come l’avevate immaginato) dovrebbe mettere un punto alle preoccupazioni aprioristiche dei suoi detrattori. Peccato che il film non sia sempre in grado di contenerla a dovere.
Me lo vedrei in sala ma l’adattamento italiano mi spaventa decisamente di più dell’adattamento del libro, che anche io ho amato davvero parecchio. Giamatti doppiato è quasi un crimine.
è morta susannah york:images di altman,l’australiano di skolimowski,non si uccidono così anche i cavalli di pollack….
Che peccato… Ho adorato Barney e segretamente speravo che questo film fosse un capolavoro…
Io invece ho trovato questa pellicola piacevole, frizzante ed assolutamente gradevole (malgrado sia un pò troppo lunga). Forse è perchè non ho letto il romanzo.
Cineserialteam
Si, sono d’accordo con te, il film funziona abbastanza bene, anche se io salverei senza mezzi termini anche Hoffman, che interpreta il Panofsky padre alla perfezione.
Ciao