It’s Kind of a Funny Story
di Anna Boden e Ryan Fleck, 2010
“Do you like music?”
“Do you like breathing?”
Spesso se un film mi piace mi metto giù quei cinque minuti e mi spiego perché mi piace. A volte un film mi piace e basta. Lo riconosco, It’s kind of a funny story è un film quasi programmaticamente ruffiano, persino un po’ paraculo se lo si mette a confronto con Half Nelson di Boden e Fleck, ed è un film che non sceglie certo la via più tortuosa per parlare della malattia, della terapia, della cura: così come le sue soluzioni narrative non puntano certo a stravolgere alcun punto di vista. Ma forse perché non trovo personalmente nulla di sbagliato nell’affontare una storia o un tema con un po’ di propositività, in barba a quel modo diffuso e un po’ distorto di guardare ai film che premia solo e soltanto chi “fa vincere i cattivi” e disprezza a prescindere la pratica dell’happy end, It’s kind of a funny story è un film che mi ha totalmente, indistricabilmente incastrato. La verità è che Boden e Fleck hanno realizzato poco più che un’opera armoniosa e gradevole, ma che compie il mezzo miracolo di chiudersi dentro un reparto psichiatrico per un’ora e mezza senza risultare patetico nemmeno per un minuto, dando magari al bravo Keir Gilchrist un ruolo ruvido e difficile da amare (troppo intelligente, troppo furbo, troppo sensibile) ma azzeccando completamente quello che è, per sua definizione, uno dei casting secondari impossibili per eccellenza: appunto, il reparto psichiatrico. In particolare la sorprendente Emma Roberts, la cui bellezza non deve trarre in inganno sulla sua bravura (la ragazza ha un futuro che va ben oltre i meriti del suo DNA) e Zach Galifianakis, usato finalmente in modo brillante e originale – ovvero sottolineando l’espressività geniale della sua fase calante e non solo del suo lato più rabbioso e incontrollabile, giocando tutto sulla sottrazione invece che sull’accumulo: un rischio visto il contesto, certo, ma del tutto premiato da risultati. Il film è poi realizzato con una grazia ineccepibile, anche nella messa in scena, anche se alla fine a conquistare è soprattutto l’affetto e l’empatia davvero contagiosa nei confronti dei suoi personaggi, e non solo quando esprimono timori o paure. Chiude il cerchio la musica, sempre fondamentale per Boden e Fleck, che ritrovano ancora una volta i Broken Social Scene nel ruolo di curatori della colonna sonora – tra cui spicca la versione per solo piano di Where Is My Mind dei Pixies realizzata da Maxence Cyrin: assolutamente omicida.
Insomma, un film che mi piace e basta.
Il film è uscito negli USA lo scorso ottobre. Non ha ancora una data d’uscita italiana.
Nel frattempo è uscito in dvd Regione 1.
Prima di diventare un film questa kind of a funny story è stata un libro – di Ned Vizzini – pubblicata in italiano da Mondadori con l’infelice titolo “Mi ammazzo per il resto tutto OK” ma molto bella da leggere. Magari a qualcuno può far piacere saperlo.
Mi hai incuriosito, poi c’è Zach G…. Dici che lo distribuiscono in Italia?
CrazyS
Bellissimo film, grazie!
In Italia è prevista l’uscita?
Simo e fededsm: non ne ho idea, ma non lo escluderei. è vendibile.
L’ho amato.
Era da tempo immemore che non mi ritrovavo a sorridere ininterrottamente per un’ora e mezza, e ci riesce pur con tutti i difetti citati (paraculata massima nel finale).
Forse un po’ troppo Webb? Ma bello bello bello.
anche a me piace e basta
è un film indie troppo adorabile, c’è poco da fare
il film, molto carino, è uscito direttamente in dvd col titolo “5 giorni fuori” (boh? non sarebbero dentro, questi 5 giorni?) a fine agosto