Il Grinta, Joel & Ethan Coen 2010

Il Grinta (True Grit)
di Joel & Ethan Coen 2010

Tra i molti elementi che compongono l’ineffabile filmografia dei fratelli Coen e che hanno contribuito a renderla tale, il rapporto con il passato e con la Storia del Cinema (soprattutto americano) è senz’altro uno dei più discussi, ma anche uno dei più complessi: la verità è che i fratelli Coen sono tra i pochi cineasti a proporre un cinema cinefilo ma che non si nasconde tra le pieghe del citazionismo blando, dell’ammiccamento ironico e irrisorio. Per loro il cinema è una cosa seria, e allo stesso modo il loro continuo rimaneggiare la tradizione dei generi e dei classici vuole essere non il malinconico ricordo di un mondo decaduto ma il segnale della sopravvivenza della tradizione stessa: il loro Grinta (pur essendo ufficialmente tratto dal libro originale) è un film che dialoga senza dubbio con il film di cui è il rifacimento, e con il western in generale, se vogliamo con quello già più crepuscolare di quegli anni, ma che non vuole e non può vivere alla sua ombra, che deve anzi sostenersi con la dignità dei classici. In tal senso se Il Grinta è forse uno dei film meno sorprendenti e frastornanti tra gli ultimi titoli della loro filmografia, è anche uno dei più trascinanti e persino commoventi, che concede meno spazio allo scherzo (Cogburn che prende a calci gli indiani) o alla trovata surreale (il dentista con la pelle d’orso) per concentrarsi sulla compattezza del racconto e sul disegno preciso e immediato di tutti i personaggi. Scritto con una sicurezza e un grande talento nel giocare con i ricorsi e i rimandi, affiancando quindi all’orizzontalità del western un gioco d’autore che si incarna nella struttura a flashback e nel rimbalzo iconografico tra l’incipit e la chiusa, il loro film è tra le altre cose (ma in cima a esse) di una bellezza visiva tanto semplice quanto accecante: l’immagine iniziale del portico notturno quella finale nel cimitero, entrambe non a caso caratterizzate dalla presenza ineliminabile dell’implacabilità della morte (tempus fugit, a proposito di topoi coeniani) fanno da cornice all’incredibile lavoro del direttore della fotografia Roger Deakins, che sia in piena luce o in una notturna cavalcata iperrealista – suo ennesimo capolavoro ed ennesima volta che l’Academy non sembra accorgersene. L’interpretazione di Bridges e, soprattutto, della giovanissima stupefacente Hailee Steinfeld, che si prende sulle spalle non solo tutto il minutaggio del film ma l’intero suo punto di vista, l’obiettivo insieme spietato e impaurito attraverso cui i Coen ci portano a vedere il mondo di Cogburn e Chaney, non sono che il fiocco superbo su un altro regalo che i due registi hanno fatto al Cinema e, per estensione, anche a noi spettatori.

Ieri ho chiesto su Twitter di scrivermi con una reply un singolo tweet su questo film. Ognuno ha risposto a modo suo: è stato molto divertente leggerli tutti. Ne ho scelti dieci.

“Un prologo di meno e un epilogo in più per un west e una religione di violenza e morte. I Coen sparano tenendo le briglie in bocca” (gniola)

“Tanto bello quanto snobbato agli oscar. Almeno Deakins meritava la statuetta per la splendida fotografia.” (zonix88)

“Un film impetuoso ed emozionante. Non manca nulla: storia, attori, dialoghi… cavalcate nella notte. Hailee sorprendente, Jeff immenso.” (neodie)

“Lo sguardo di Jeff Bridges quando arriva l’indiano a cavallo vale da solo il prezzo del biglietto e la Steinfeld è la nuova Portman.” (lennyfuckinnero)

“il grinta è splendido. Fotografia e narrazione al top. Attori da cult movie.Però lascia un senso di vuoto,di non aver niente da dire” (EgonSadaiel)

“Mi viene solo da dire che ironia, rabbia, violenza e poesia coesistono alla perfezione! Ma d’altronde sono i Coen… Nulla di nuovo!” (paolinob)

“Matt Damon non faceva sangue da 15 anni. Grazie fratelli Coen.” (atta)

“Un film di Grazia spietata.” (mmcasetti)

“Un gangster movie con le frange.” (TobWaylan)

“Western. Jeff Bridges. Fratelli Coen. Serve altro?” (momodarabia)

12 Thoughts on “Il Grinta, Joel & Ethan Coen 2010

  1. Certo che riletta così la mia sembra davvero una tagline da DVD…

  2. IL commento di EgonSadaiel credo sia quello più vicino all’idea che mi son fatto del film, o almeno della sensazione stramba che mi ha lasciato.

  3. Diè on 2 marzo 2011 at 19:10 said:

    Commento da incorniciare. Quoto tutto. Ho ancora in mente quell’immagine incredibile di Cogburn che si staglia nella luce mentre spara dentro la galleria in piena oscurità. Sono le cose che fanno i grandi Film. Bravo kekkoz e bravi pure i tuoi follower :))))

  4. –>il grinta è splendido. Fotografia e narrazione al top. Attori da cult movie.Però lascia un senso di vuoto,di non aver niente da dire

    E’ forse il commento più sensato. Il Grinta è un bel film, non splendido, ma lascia una forte sensazione di vuoto come dice questo utente.
    Il motivo secondo me sta tutto nella mezz’ora finale. Il cattivo non è all’altezza è un mezzo coglione, e tutto si risolve molto semplicemente. E anche la scena di lei cresciuta è abbastanza inutile.
    Bellissimo fino all’incontro con Brolin, mediocre dopo.

  5. Visto ieri. Buon film, forse è vero che lascia un senso di vuoto… mi sembra un film d’altri tempi, come fosse uscito dagli anni ’60. Jeff Bridges è talmente bravo che rivedendo l’originale, guardi John Wayne e ti viene da dire che assomiglia a Jeff Bridges :-)

  6. @Watanabe: Boh, a me è sembrato che il personaggio di Josh Brolin fosse proprio in linea con il cinema dei Coen, è un cattivo come potevano esserlo William H Macy o Steve Buscemi in Fargo, (e parecchi altri personaggi dei loro film) persone mediocri che si ritrovano in situazioni più grandi di loro. Certo se uno si aspetta di vedere un western classico è probabile resti deluso, Unforgiven ha deposto la pietra tombale (grazie a dio, mi vien da dire) su un certo tipo di western e i Coen usano il genere per raccontare quello che più preme loro, com’è giusto che sia.

  7. La fotografia e’ assolutamente breath-taking, alcuni dei dialoghi da antologia e le interpretazioni di Bridges e Steinfield (Damon no) incisive e memorabili…pero’ il film, durante il lungo e un pochino insulso inseguimento al bandito soffre anche di alcuni momenti di ammosciamento
    Bellissimo ma non riuscitissimo

  8. astarte on 3 marzo 2011 at 21:17 said:

    L’ho visto proprio ieri… Sala praticamente vuota, poltrone comode, schermone e grande silenzio, quasi da prateria crepuscolare…
    Il cattivo Bardem era un cattivo a tutto tondo, implacabile, spietato, anche lui a suo modo però “scemo”. Quasi autistico, se mi si passa il termine.
    Brolin è veramente un coglione, fatto e finito, come l’ha descritto Watanabe.
    Ma non lo vedo come un problema. Perché nella realtà i cattivi sono quasi sempre dei coglioni. Non ci sono nei film dei Coen questi geni del crimine, questi assi del killeraggio, questi infallibili professionisti.
    Perché, forse, queste figure appartengono proprio alla cinematografia, più che alla realtà.
    Detto questo, però, non credo che per i Coen fosse così importante, rispetto a “Non è un paese per vecchi”, tratteggiare con cura il cattivo come elemento su cui basare il film (il delitto, la ricerca, la caccia, la cattura, la morte come giusta pena).
    Anzi, tutt’altro, un ruolo “forte” avrebbe forse creato un problema al senso che volevano dare. È un omm’e niente, un quaqquaraqquà, e si vede nel film giusto il tempo per riconoscerlo, e in quel poco tempo non si rende protagonista di quasi nulla. Perché non era necessario il suo spessore, ma solo la sua esistenza per giustificare la missione.
    Quello che credo è che in quella lunga cavalcata dalla civiltà alla nazione indiana e ritorno ci sia molto di più di un western, già di per sé non più frontiera ma ormai rassegnato alla civiltà (e in questo senso spesso mi ha ricordato certi momenti del meraviglioso, almeno per me, “Dead Man”).
    C’è forse il senso di quel fluire del tempo che nessuno dei vari protagonisti dei film dei fratelli Coen riesce a dominare: o per propria inanità, o per l’instabilità dei loro progetti, o ancora perché spesso incapaci di comprendere il suo valore fino alla catarsi finale.
    C’è forse anche la vita dell’uomo in tre diversi stadi. L’inizio del crepuscolo per Bridges, l’età matura per Damon e l’uscita, forzata, dall’adolescenza per la Steinfeld. Che, nel lotto dei tre, è sicuramente la più dura, la più risoluta, la più lucida.
    E in tutti e tre, per diversi motivi, c’è l’impossibilità di confrontarsi o di venire a patti con il tempo. Inteso come fluire, certo, ma soprattutto come “epoca”. Cogburn è la frontiera, prima si spara poi si fanno domande, ma il suo è un tempo ormai sepolto, e la funzione la celebrano durante la sua testimonianza. LaBouef è colui che si trova al confine, vive con i nuovi dogmi della legge ma si perde per mesi in una caccia d’altri tempi. Mattie è la civiltà, il nuovo corso. Una donna, per giunta, per rafforzare la cesura con il passato, che già da ragazzina si trova a battagliare contro un “mondo” che le è per natura ostile, uscendone vincitrice.
    Ma anche per lei, alla fine, sarà difficile scendere a patti con il tempo.
    Perché poi, forse, in un viaggio quel che conta non è la meta, ma il percorso.

    Poi, per carità, “Mio marito davanti, di dietro tutti quanti” ha tutt’altro spessore. E anche lunghezza. Scusate il pippardone.

  9. Condivido in pieno la tua recensione. La giovane Hailee mi è sembrata al di sopra di tutti con la sua interpretazione, anche di un Jeff Bridges quasi caricaturale. Avrei voluto l’Oscar per la fotografia.

  10. Bene, faccio ufficialmente parte della schiera di persone che ha tifato, pur senza speranza, per l’oscar alla fotografia di Il Grinta.

  11. concordo soprattutto sulla meraviglia visiva che il film regala – su tutte, la scena della cavalcata dove le stelle sembrano cucite una per una in un manto che avvolge non solo loro ma anche noi, in sala.

    e comunque, il Grinta fa molto più sesso di Matt Damon. sempre :D

  12. Diè on 8 marzo 2011 at 03:18 said:

    Commento da applausi Astarte… Grazie!
    E bellissima l’immagine delle stelle cucite nel cielo *_*
    Gli Oscar mancati per la fotografia e la Hailee reclamano vendetta. Ora assoldo anche io uno sceriffo e vado a vendicarmi coi membri dell’academy per questo affronto.

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