The Green Hornet
di Michel Gondry, 2011
Quanta gente potrà far incazzare un film come The Green Hornet? Ci sono i fan duri e puri di Bruce Lee e/o della serie originale, che non vogliono saperne che a prendere le redini del film sia un regista “fighetto” come Michel Gondry. Ci sono i fan duri e puri del personaggio, che non vogliono saperne che a raccontare le avventure del Calabrone Verde e di Kato siano quei “fattoni” apatowiani di Seth Rogen e Evan Goldberg. Ci sono i fan duri e puri di Michel Gondry, che non vogliono che il regista di Eternal Sunshine abbandoni l’eterea oniricità e la delicata genialità dei suoi primi film (e dei suoi videoclip) per un film – orrore! – “così hollywoodiano”. A cose fatte, l’informazione è passata di mano in mano, incrociandosi a metà strada: The Green Hornet fa schifo. Se tutti si fossero rilassati un po’ di più, magari avrebbero scoperto che in verità The Green Hornet è un film davvero spassoso e soprattutto ben realizzato, per niente squilibrato tra la sua anima action e quella più “demenziale”; un film enormemente ingenuo se volete (basti pensare a come inizia, sbattendo daddy issues in prima pagina) ma che non gioca sporco e intrattiene da dio – al di sopra delle premesse, considerando che si tratta di un barile scaricato per vent’anni e realizzato quasi per sfinimento. Certo, non è rispettoso degli originali, non è delicato né struggente, non è un film scritto in punta di penna: è un film di puro intrattenimento, con gli inseguimenti e le arti marziali e la gente che spara e i cattivissimi cattivi, in cui il sempre bravissimo ed elasticissimo Gondry si diverte a infilare (e molto più di quanto mi aspettassi) le sue giocose invenzioni visive in una trama normalizzata – ma in cui la vera anima è la terza sceneggiatura di Rogen e Goldberg che, dopo quelle riuscitissime di Superbad e Pineapple express, puntano ancora una volta su un personaggio immediatamente sgradevole e ignorante, intuendo bene il potenziale corrosivo della “antipaticità” del protagonista. Il che significa anche che se Rogen e Goldberg vi danno il nervoso potete starne alla larga: sono loro a dare il tempo al film, anche se la costruzione perfetta – a volte “gondryana”, a volte meno – delle sequenze d’azione vale, come si diceva una volta, il prezzo del biglietto. Se n’è parlato tanto male, invece è un film da recuperare. I fan duri e puri di questo o quest’altro “mito intoccabile e tradito”, va da sé, ne usciranno comunque insoddisfatti.
Io mi aspettavo davvero peggio, da quanto avevo letto e sentito in giro. Il problema, credo, sia di prospettiva. Mi riferisco un po’ all’inizio del tuo post: ossia questo è un film di Rogen e Goldberg; Gondry si vede poco (anche se si vede). E forse i due blocchi (Rogen/Goldberg e Gondry) faticano ad amalgamarsi, specie quando i primi sovrastano il secondo. Ne vien fuori un film in fondo assai divertente ma anche facilmente dimenticabile.
io l’ho trovato terribile. Gondry è completamente assente alla macchina da presa e le invenzioni “visive” sono già viste in altri (e migliori) film più o meno fumettosi. Lo dico da fan di Bruce Lee, di Gondry e del Rogen “Apatowiano”. Rogen non è al suo meglio, non è sfrontato e scurrile come dovrebbe, castrato da un Gondry che dalla sua non è visionario come al suo solito ma un vero e proprio “mestierante”. L’unica cosa che salvo del film è Kato, i combattimenti sono molto belli, anche se già visti.
ah, un post scriptum… Waltz è completamente sprecato nelle vesti di “supercattivos” o come si chiama, fatico a ricordarlo.
sottoscrivo
Sono tra le vittime del passaparola. Tutti mi hanno detto che fa schifo. All’inizio ero curioso di vedere Gondry alle prese con un action movie, poi mi sono lasciato convincere a non andare e la mia curiosità è scemata. Grazie a quello che hai scritto mi è ritornata e penso di recuperarlo a breve.
Gondry è supersopravvalutato.
Ha fatto un bellissimo ed incredibile film: Eternal Sunshine.
gli altri erano di una noia mortale e di un buonismo scandaloso.
Green Hornet l’ho mancato, ma ero tentato di vederlo solo perchè c’è Seth Rogen.
Io ci aggiunggierei anche i fan di Chow Sing Chi (o Stephen Chow o Stephen Chiau), già fan di Bruce Lee e gran visionario, buttato fuori dalla produzione in favore dell’insipido Jay Chou
Che brutto film!
Mi sono sorpreso a pensare che magari il nostro zappaterrissimo doppiaggio finirà per migliorarlo (…). Dopo questa pensata ho spento, prima che il simpatico e serioso cattivo con la pistola al quadrato i due scemi. Minchiata.
perfettamente d’accordo con il tuo post. il film mi ha divertito e intrattenuto. di cos’altro c’è bisogno? 3D completamente inutile, però
A questo punto lo provo anche io!
(ma avrei osato un Kato donna, come nei fumetti)
@steutd, quando mai il 3D è stato utile, alla fin fine
qui si batte la fiacca!
Il film è tratto dalle serie alla radio dove i due erano uomini. La donna è stata introdotta dopo.
Inoltre, inserire una donna al posto di Kato ci avrebbe privato di quel sottotesto omosessuale con cui Gondry riesce a giocare bene (in questo richiamando anche altri supereroi arrivati dopo questo personaggio – uno fra tutti: Batman).
A me pare che la regia di Gondry, pure al servizio della Sony (ma non dimentichiamoci che Gondry ha girato stupendi commercial “al servizio” delle aziende con un tono personale insuperato) si vede eccome.
Alcuni “effetti” di regia sono puro Gondry (il Gondry degli spot pubblicitari e dei video musicali) oramai così copiati e saccheggiati da apparire vintage. La capacità di usare gli attori, la leggerezza del tocco, l’assenza di ogni patinatura che piace tanto agli amanti dei blockbuster.
Poi c’è un bambino cui è stata rubata l’infanzia, l’aspetto ludico onnipresente (si fa i supereroi per giocare, non per salvare vite e combattere il crimine), gli aggeggi inventati da Kato belli e inutili che ricordano le invenzioni di The science of a dream.
Infine ci sono cose meravigliose e molto “meta” come James Franco (non accreditato) che fa il criminale dandy e cita Gucci.
> La donna è stata introdotta dopo.
Eh lo so, ma io sono un feticista eterosessuale. Pertanto volevo Kato donna.
(Accontentare i puristi o i feticisti? È questo il gran dilemma del produttore)
E.C.: The science of sleep. (il pasticcio del titolo italiano, del titolo francese e di quello inglese mi confusero).