La casa muda, Gustavo Hernández 2010

La casa muda (The silent house)
di Gustavo Hernández, 2010

“Wilson!”

Presentato nella Quinzaine di Cannes lo scorso anno, La Casa Muda si distingue immediatamente soprattutto per un espediente che è il vero cuore dell’operazione: il film è infatti girato in un unico piano-sequenza che dura quanto il film e che si interrompe solo per i titoli di coda. Messo da parte il dubbio che non ci sia qualche stacco nascosto nelle scene più buie (perché dalla nostra prospettiva non dovrebbe più contare: se il film ha scelto di sollevare l’istanza del “tempo reale” i trucchi sono concessi, almeno quanto lo erano a Hitchcock), è inutile che mi metta a elencare i precedenti, illustri o meno illustri: senza dubbio non è la prima volta che questo esperimento viene tentato. L’urugayano Hernández sfrutta però l’idea in modo intelligente e piuttosto compiuto, agganciandola in qualche modo allo sviluppo del personaggio, e utilizzandola, perché no, per sopperire alla ristrettezza del budget – tanto più che il film è stato girato con una Canon Mark II 5D. Ma posto il fatto che una scelta così forte finisce per forza per cannibalizzare il film stesso, il problema di La Casa Muda è che, al di là dell’impegno tecnico, non c’è davvero molto; soprattutto, si predilige una dilatazione temporale su dettagli insignificanti tagliando invece corto sulle effettive motivazioni del personaggio di Laura, rendendo il film freddo e piuttosto confusionario. Hernández è però indiscutibilmente bravo nel distogliere l’attenzione dall’espediente del piano-sequenza con precisione e fluidità: La Casa Muda è un film costruito e immaginato alla perfezione, che regala qualche brivido (e un finale tanto prevedibile quanto azzeccato), ma per il momento non è che una promessa tutta da mantenere.

Non è al momento prevista un’uscita italiana.

Lo scorso gennaio al Sundance 2011 è stato presentato il remake americano del film, diretto da Chris Kentis e Laura Lau, con Elizabeth Olsen nel ruolo della protagonista.

One Thought on “La casa muda, Gustavo Hernández 2010

  1. Beh dai, un gran bell’esercizio di stile che alla fine fa il suo dovere, a me non è dispiaciuto per niente. Tra l’altro girarlo dev’esser stato un bel casino!

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