Con gli occhi dell’assassino (Los Ojos de Julia)
di Guillem Morales, 2010
Molte delle recensioni che leggerete o che avete letto del film di Guillem Morales prodotto da Guillermo Del Toro, che siano positive o negative, puntano il dito su un particolare: che è lungo, troppo lungo. Non del tutto a torto: giunto al punto in cui il cruciale svelamento di turno sembra aprire le porte alla sequenza finale, Los Ojos de Julia finisce per durare quasi mezz’ora in più. La conseguenza di questa insistenza si sente senz’altro, va a minare il ritmo e la struttura del film, ma fortunatamente non riesce a rovinare del tutto il buon lavoro compiuto dal regista, alla sua seconda prova, su spunti e temi che sembrano provenire più dal giallo all’italiana che dall’horror iberico, filtrato semmai attraverso una certa consapevolezza autoriflessiva ma senza troppe esplicite velleità cinefile. La maggiore originalità del film sta nella sua compatta ripartizione: diviso in parti che appaiono narrativamente ben distinte, il thriller di Morales prende direzioni che vengono di volta in volta mozzate dagli avvenimenti per poi ricominciare da capo – in tal senso la parte più efficace e inusuale è quella in cui Julia, bendata, viene a conoscenza con l’infermiere Ivan senza poterne vedere il volto, e noi spettatori con lei. Se gli sviluppi veri e propri della trama non sono certamente i più imprevedibili (anzi), Morales punta soprattutto a costruire un film teso e di grande atmosfera, girato con precisione e cura, fotografato splendidamente, con alcune sequenze favolosamente perfette (la sequenza dello spogliatoio è da antologia) e abbastanza intelligente nel giocare con la più classica delle riflessioni sullo sguardo – e anche sull’immedesimazione dello spettatore con quello dei personaggi: più che “con gli occhi dell’assassino”, come recita lo sciocco titolo italiano, qui si lavora al contrario sugli occhi della vittima, sulla loro assenza, sull’estensione di un “blind spot” che è alla base di molti meccanismi del thriller. In quasi tutte le altre recensioni che leggerete, vi diranno che Belén Rueda è rifatta dalla testa ai piedi. Non del tutto a torto, anche qui. Ma la sua è una prova davvero, davvero convincente.