Source Code
di Duncan Jones, 2011
Dopo aver sorpreso tutti con Moon, il piccolo e bellissimo gioiello da 5 milioni di budget che si è meritato tra gli altri un Hugo Award e la stima dei fan della hard sci-fi, con il suo secondo film Duncan Jones rimane in territori non dissimili ha sfornato un altro film ben più che soddisfacente: l’aumento del budget e il passaggio negli states non ha portato via al regista britannico il talento nel raccontare storie umane che utilizzano al pieno delle loro potenzialità le armi della narrativa fantascientifica, con una compattezza assoluta e circolare che sembra ancora rifarsi alla struttura del racconto breve. E se la sceneggiatura di Ben Ripley riserva poche sorprese perché gioca su snodi narrativi di per sé facilmente intuibili quasi da principio (l’identità dell’attentatore, l’ontologia del “source code”, persino la conclusione necessaria della vicenda), per fortuna non è sull’effetto-sorpresa che Jones vuole giocare la sua partita ma piuttosto sull’abilità di costruire una storia che parte dalle sue idee tecnologiche per finire dritta nel cuore dei personaggi, e non viceversa, rendendo chiaro sempre e comunque che quella è la destinazione definitiva: una rivincita della passione sulla ragione, dell’anima sulla tecnologia se vogliamo. Facendo leva su ossessioni contemporanee (claustrofobie diegetiche, paradossi spazio-temporali cerebrali) e su brillanti citazioni hitchcockiane, Jones è riuscito ad azzeccare un altro gran bel film, forse meno inappuntabile del precedente, ma che è ancora una volta fantascienza intelligente, pulsante e vitale.
Completamente d’accordo, adesso speriamo chiuda la trilogia di Moon però!
a me ha un po’ deluso. noiosissime storie di coerenza scientifica interna, tipo che se mi dai una spiegazione e poi non provi neanche a rispettare le regole che tu hai impostato… vabbò, mi annoio da solo, sigh
uguale. non ha annoiato però l’ho trovato talmente prevedibile da uscire durante il film per andare in bagno senza dispiacermi nemmeno un po’ per non essermela trattenuta, forse avrei voluto che un film del genere fosse davvero poco prevedibile, s’è ripreso un po’ sul finale, però non riesco a dargli 4 stelline su mubi, vada di 3
Se esci durante il film passi automaticamente dalla parte del torto.
Lo dice la legge.
coraado, a te permetterei volentieri anche di argomentare noiosamente. ma proprio perché sei tu. sennò vado sulla fiducia.
guarda che mi scappava fortissimo, la scelta era tra farmela addosso o farla in bagno, però al rientro non era cambiato un chèz, davèro
guarda, solo la prima di tante cronologicamente: il tizio gli fa il pippone sul fatto che quando le menti si spengono resta un alone tipo la luce quando spegni le lampadine, e il source code si inserisce in questa luce bla bla bla.
quindi lui dovrebbe avere a disposizione una realtà creata dall’alone di tutte le menti schiattate sul treno, ovvero NO chiamate al babbo, sms alla soldata buona, eccetera, visto che quelle menti non si sono spente.
poi va bene tutto, ma allora non ti prendere neanche la briga di spiegarmelo, dimmi “è una maaasgiaaa, amigooo” e io mi godo il film tranquillo.
Vebbè ma il barbetta gli dice di evitare di contattare il padre o di interagire con il “mondo” proprio perchè teoricamente sarebbe inutile, il jake ci riesce perchè come si vede nel finale il SC è ben al di fuori delle previsioni che ne avevano fatto, no?
Magari sono io un babbucchione ma ‘ste faccende di paradossi temporali e universi paralleli m’infocano parecchio, sembra un puntatone pompatissimo di Fringe
Cinque alti per Duncan.
Concordo col coraado-pensiero, anche io ebbi lo stesso (noioso) problema
quando ho letto coraado ho pensato ENFATTI!
poi ho letto Lenny e ho pensato ENFATTI!
però mi rimane un dubbio, se potete fugarmelo:
dove finisce, in questa “realtà tutta nuova” la coscienza del tipo a cui lui si sostituisce. non voglio “rubare” click ma da me mi spiego meglio, in bianco.
no davvero… in Quantum Leap ad esempio si spiegata come le due coscienze (quella di Sam e quella dei tizi di cui prendeva il posto) si sostituivano vicendevolmente. Tanto che in una puntata, ricordo, non si poteva fare lo scambio perché quello nel corpo di Sam era scappato col suo corpo… invece qui, il tipo, diciamo il “sostituito” scompare e basta
(per non parlare del fatto che lei è innamorata di quel tipo (indi anche dei suoi comportamenti, modi di parlare ecc) e si ritrova con Jake…
lumi?
Io sono con Coraado. e anzi i dubbi che solleva C&B mi fanno vacillare ancor più sul giudizio finale (cmq positivo). Intendiamoci, non che sia per forza un problema il finale un po’ compromissorio, però se viene a ledere l’intera struttura del film, il binario che ha messo in moto l’azione… mi sa un po’ troppo di contentino per trovare l’eppi end.
Visto due volte, carino ma mio figlio 14enne mi fa notare:
perché il bigliettaio chiede sempre il biglietto solo a lui e mai a lei?
ok l’alone che dura 8 minuti dallo “spegnimento” ma perché si entra negli ultimi otto minuti – cioé a ritroso?
perché ogni volta sono 8 minuti diversi?
Non importa se la spiega c’è da qualche parte, importa che pur avendolo visto 2 volte (con attenzione, usando il pause per discuterne in diretta) la spiega non l’ho trovata, ergo la coerenza narrativa va a farsi benedire, doh!