Bad Teacher
di Jake Kasdan, 2011
“I’ll tell you what I know. A kid who wears the same gymnastic sweatshirt 3 days a week, isn’t getting laid until he’s 29. That’s what I know.”
“Sweatshirt was my dad’s. It’s all he left me, when he left me.”
“There’s a reason he didn’t pack it. Just saying.”
Ci sono molte eccezioni, ma molte delle commedie americane il cui protagonista è sgradevole o “cattivo” contemplano una sorta di percorso redentivo che porta il personaggio a una rivalutazione dei propri ideali o del proprio stile di vita. Uno dei punti di forza di Bad Teacher è proprio l’inflessibilità della scorrettezza di Elizabeth: professoressa per caso, spavalda e parolacciara, è costretta a insegnare nonostante il disprezzo per la scuola dopo che il suo piano di farsi mantenere da un uomo ricco è andato a farsi benedire. Semmai è il pubblico che è portato ad avvicinarsi sempre più al suo punto di vista cinico sul mondo, rigettando le ipocrisie borghesi dietro alle quali si celano contraddizioni, nevrosi e follie di fronte alle quali l’atteggiamento spudorato e diretto di Elizabeth è un’autentica boccata d’aria. Allo stesso modo il film di Kasdan, che torna alla regia dopo l’eccezionale Walk Hard dimostrando ancora una volta di saper maneggiare la trivialità con classe, è una commedia volgare e liberatoria, che azzecca gag e dialoghi con irresistibile dimestichezza, ma che riesce a trovare persino una sua morale peculiare e del tutto coerente. Il tutto, va detto, funziona anche e soprattutto grazie al formidabile cast: prima di tutto Cameron Diaz che torna in gran forma (in tutti i sensi) come non era da anni, Jason Segel azzecca una performance quasi casuale ma stranamente autentica, Phyllis Smith (che viene da The Office come i due sceneggiatori) è una macchietta ma è innegabilmente uno spasso, Timberlake è impagabile; ma la migliore del gruppo è Lucy Punch nel ruolo della professoressa perfettina che dichiara guerra a Elizabeth: come al solito, bravissima.
Nei cinema dal 31 agosto 2011
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