Meek’s cutoff
di Kelly Reichardt, 2010
Presentato in Concorso a Venezia lo scorso anno, il film di Kelly Reichardt, ambientato a metà del diciannovesimo secolo, è davvero uno dei western più inusuali che si possano immaginare all’interno del cinema americano che negli ultimi anni (o decenni) ha saputo affrontare i canoni del genere quasi soltanto nella forma della rivisitazione o della contaminazione. La presa di posizione della Reichardt è evidente fin dalla scelta del quadro: la aspect ratio (4:3) è un elemento solo apparentemente casuale, che le permette in realtà di reinventare la composizione dei corpi nello spazio, di fare in qualche modo riferimento a un cinema originario e spoglio proprio come il luogo in cui è ambientato, ma anche di rinchiudere i personaggi all’interno di confini serrati e angoscianti, stringendo il deserto in una scatola e togliendo all’orizzonte dei panorami americani la loro infinita profondità. Allo stesso modo, Meek’s cutoff procede su un crescendo anticlimatico in cui al fascino del viaggio si sostituisce l’immutabilità spietata dell’ambiente: anche in questo caso una lunghissima dissolvenza incrociata all’inizio del film è una dichiarazione d’intenti sul resto della pellicola, facendo incontrare da una parte all’altra dell’ellissi due panorami pressoché identici. Il viaggio verso il West e il mito della frontiere vengono così privati della loro stabilità iconografica, spalancando il cuore dei protagonisti su una voragine di paure ataviche, di fronte alle quali si proporrà inevitabilmente un duello morale, tutto racchiuso negli sguardi tra Emily Tetherow e l’indiano. L’assenza di un vero contesto narrativo in capo al film e quella (necessaria) di una vera e propria conclusione danno l’impressione di un esperimento che si avvicina al teatro dell’assurdo, ma pur portando a termine una visita del tutto personale all’altare del western, la Reichardt si riallaccia comunque alla tradizione raccontando non soltanto la paura dell’elemento alieno ma anche quella della propria alienazione rispetto alla natura; i coloni guidati da Meek, poi, mostrano un misto di timore, arroganza, fiducia, violenza e coraggio che appare come una sorta di DNA di una nazione ancora tutta da inventare. Popolato di volti perfetti come quelli di Michelle Williams e Paul Dano (una nota anche per la promettente Zoe Kazan), Meek’s Cutoff è un bellissimo film, tanto impegnativo e ambizioso (quasi impossibile da vendere al pubblico odierno?) quanto visivamente ipnotico ed estremamente suggestivo.
Il film dovrebbe essere nel listino della Archibald Enterprise Film, ma non mi risulta ci sia una data italiana. Intanto, il film è già disponibile in edizione UK, solo in dvd. L’edizione americana, anche in Blu-Ray, uscirà a metà settembre, e a quanto pare è “all regions”.
Film magnifico.
l’ho adorato
Anch’io