Buddha Mountain, Li Yu 2010

Buddha Mountain (Guan yin shan)
di Li Yu, 2010

Tre spiantati amici per la pelle tirano a campare nella provincia del Sichuan, qualche tempo dopo il terremoto che ha colpito la regione nel 2008: la prima canta in un locale e finisce nei guai dopo aver ferito accidentalmente un cliente; il secondo è simpatico ma in sovrappeso e viene puntualmente vessato e derubato dai coetanei; il terzo fa consegne a domicilio illegali e deve affrontare l’incombente matrimonio del padre vedovo. A causa della demolizione della casa che condividono, trovano alloggio nell’appartamento di una cantante d’Opera di Pechino di mezza età, rimasta sola dopo la morte del figlio in un incidente stradale. Il ritorno alla regia della regista cinese Li Yu dopo l’acclamato e discusso Lost in Beijing, ancora una volta con una piccola produzione indipendente, è un dramma intimo e delicato che riesce a raccontare le sue storie con sensibilità e impagabile leggerezza pur sullo sfondo di un evento che ha cambiato radicalmente la faccia della regione: e se l’impatto si riflette profondamente nelle vicende, Li Yu sceglie di non spiegare troppo a fondo le correlazioni, delegando semmai le immagini a comunicare quei sentimenti che i personaggi non riescono più ad esprimere. Visivamente semplicissimo eppure sorprendente, non sempre travolgente ma a tratti folgorante, Buddha Mountain si avvale della commovente prova della veterana Sylvia Chang, anche se è la bellissima Fan Bingbing (premiata a Tokyo, insieme alla regista) a rubare la scena a tutti: davvero formidabile.

Il film è stato presentato nel corso del 2011 in moltissimi festival in tutto il mondo, tra cui il Far East Film di Udine e l’Asian Film Festival di Reggio Emilia.

Il dvd è disponibile nell’edizione di Hong Kong: purtroppo è Regione 3.

3 Thoughts on “Buddha Mountain, Li Yu 2010

  1. buzhidao on 19 gennaio 2012 at 22:17 said:

    solo una cosa: provincia DEL sichuan

  2. Carl on 21 gennaio 2012 at 11:23 said:

    Kekkoz che bella cosa hai recensito, mi hai ricordato quanto gli asiatici sanno suggestionare beneficamente la mia mente. E finalmente invece che invidia, la stessa che potrei lievemente provare guardando brick, sono stato accarezzato da buddha mountain e naturalmente la magia ha avuto termine con i titoli di coda, quando anche io che ero finito dentro il film mi sono spento con lui e le sue immagini, pensando di averlo amato.

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