I Muppet (The Muppets)
James Bobin, 2011
Quale che sia l’origine produttiva del nono lungometraggio dei Muppet, il primo dopo 12 anni, appare evidente che si tratti, in definitiva, di un capriccio di Jason Segel. Scritto proprio dall’attore insieme al sodale Nicholas Stoller, il film è infatti l’occasione per sfoggiare molte delle ossessioni di Segel, prima di tutto quella per il musical (la bellissima Man Or Muppet non poteva che vincere un Oscar, anche se non è l’unica canzone meritevole d’attenzione) ma anche per il suo personale stile recitativo – una sorta di “figlio perbene” della famiglia di Judd Apatow da cui effettivamente proviene. Segel, dal canto suo, sembra divertirsi come un pazzo, e il modo con cui ha seguito la genesi e la promozione del film non è che una conferma della sua travolgente passione per il progetto. Per nostra fortuna, tutto questo entusiasmo si sposa alla perfezione con il mondo dei pupazzi creati da Jim Henson e ancora di più con la coloratissima e impeccabile co-produzione della Disney, che possiede i Muppet Studios dal 2004. La trama del film è il più classico e oliato dei canovacci (per salvare il loro teatro di posa, i Muppet devono “rimettere insieme la banda” e raccogliere una somma di denaro) ma la sua deliberata e quasi ricercata ingenuità è compensata dalla quantità e dalla qualità delle invenzioni visive, narrative, musicali, dalle apparizioni numerosissime e spesso irresistibili (Jim Parsons, Donald Glover, Feist, Dave Grohl) e più in generale da una pulsante necessità, più inusuale e aliena di quanto sembri, di mettere il proprio pubblico a suo agio, di farlo stare bene; magari coccolandolo in una bambagia di nostalgia e zucchero filato ma, permettetemi di dirlo, il fine giustifica i mezzi.
Mee mee mee mee.