Margin Call
di J.C. Chandor, 2011
“If you’re first out the door, that’s not called panicking.”
Chiedetemi quello che volete, ma non chiedetemi di raccontarvi per bene la trama di Margin Call. Perché non sono del tutto sicuro di aver capito bene cosa diavolo succeda, nel dettaglio, in Margin Call. Un problema del tutto personale del mio cervello, che ha una profonda idiosincrasia per il lessico economico; e se anche i personaggi invocano spesso il più classico degli “adesso spiegamelo come se fossi un bambino di otto anni” a vantaggio dello spettatore neofita, l’esito del dialogo mi fa sentire come un bambino di quattro. Ciò nonostante, con mia stessa sorpresa, Margin Call è un gran film: in fondo, lo specifico meccanismo che porta l’azienda sull’orlo del baratro (ispirato ufficiosamente al caso Lehman Brothers) non è che un ingranaggio, l’innesto di un dramma feroce e compattissimo (si svolge tutto nel corso di circa 24 ore) che getta un’ombra quasi apocalittica sul mondo della finanza – e per estensione sul mondo del lavoro, di cui la struttura narrativa restituisce la conformazione piramidale – ma che sposta molto presto la sua attenzione sui personaggi, affiancando la storia di una sopravvivenza ai danni dell’etica alle piccole o grandi ossessioni personali dei suoi protagonisti. Loquace ma non verboso, più che sulla messa in scena asciutta e comunque precisa, l’esordio del promettente J.C. Chandor (nominato all’Oscar per il suo script) fa leva soprattutto sulla ricchezza dei dialoghi e sul lavoro di un cast assolutamente eccezionale, con Kevin Spacey e Jeremy Irons in testa e Demi Moore in un ritorno imprevisto e sbalorditivo; la produzione indipendente e il budget ridotto (tre milioni e mezzo di dollari: un’inezia) sono tutto l’opposto di un ostacolo. Un’opera prima davvero notevole. Che voi sappiate o meno cosa diavolo siano i livelli di volatilità.
Nelle sale italiane dal 18 maggio 2012.
Io ho capito cosa succede solo quando il broker scafato lo spiega in macchina al novellino mentre stanno andando a prendere Kevin Spacey.
anche io l’ho visto temo fa. Buon film, anche se forse mi era piaciuto di più too big to fail.
un saluto