Biancaneve (Mirror Mirror)
di Tarsem Singh, 2012
Se c’è una cosa che ti puoi aspettare da un film di Tarsem, è l’inventiva scenografica che ha caratterizzato tutta la sua carriera, prima musicale e pubblicitaria e poi cinematografica. In realtà nel suo quarto film, ispirato alla favola dei Grimm, i cui elementi vengono “rimescolati” più che reinventati, questa impronta è limitata a una sola vera invenzione à la Tarsem, violazione delle leggi della fisica inclusa (lo specchio magico) e sostituita perlopiù dal lavoro dell’art department e della straordinaria costumista giapponese Eiko Ishioka, scomparsa da un paio di mesi e a cui il film è doverosamente dedicato.
La differenza sta tutta lì: come ai barocchismi si sostituiscono scenografie sontuose e abiti spettacolari, così la messa in scena è tutt’altro che fiammeggiante e risulta al contrario priva di vita, sterilizzata da fondali asettici e dall’eccessiva importanza del set rispetto alle istanze di regia. Dopotutto, stiamo parlando di un film asciugato di qualunque autentica inquietudine e unicamente volto a un innocuo anche se – ammettiamolo – gradevolissimo divertimento (al di là del giudizio assoluto, come live action cartoon non fa mezza piega), un film per cui vale la pena di estrarre dallo sgabuzzino l’espressione “per tutta la famiglia”: aspetto indiscutibile che se lo rende potenzialmente appetibile per qualunque fascia d’età, allo stesso tempo ne fa un film straordinario per nessuna di esse.
Mirror Mirror è infatti pieno di idee dall’enorme potenziale che però funzionano per poco, o solo fino a un certo punto: come i sette nani, simpatici ma per nulla memorabili, oppure le diverse meta-riflessioni sul mondo delle fiabe che non vanno molto oltre quanto già detto da Shrek e dai suoi innumerevoli epigoni – anche se tutta la riappropriazione dell’indipendenza eroica di Biancaneve, per quanto sbattuta in faccia al pubblico, è decisamente interessante. Il meglio lo darebbe Julia Roberts, ferocemente brava nel ruolo della stronza (un peccato perdersela in lingua originale), se non fosse che tutta la prima parte del film è troppo concentrata su di lei e sulla mansueta perfidia del suo battutario; molto meglio la seconda, in cui la protagonista diventa Lily Collins – che è una gran bella scoperta: deliziosa e perfetta per il ruolo, non le si chiede granché ma lo fa alla grande.
Nei cinema dal 4 aprile 2012
Eiko Ishioka era una donna.
Correggo.
Quindi possiamo dire Biancaneve: Singh=Alice:Burton?
Sembravo così caustico? Direi di no.
Cioè, questo alla fine è un film per famiglie sommariamente piacevole, Alice è una merda.
io ho avuto la sensazione opposta. ho preferito la prima parte dominata da una grande Roberts alla seconda più blanda e scontata. Senza contare che ho trovato Lily Collins di una bruttezza assoluta. Il monociglio era terribile.
A Noodles, a’ripijate!!!
Lily collins è bellissima,non ha il monociglio, questa moda di assottigliare le sopracciglia fino praticamente a farle sparire nei casi più tragici mi sembra assurda(se il viso è bello) certo un monociglio spesso e folto lo ritoccherei pure io ma le sue sopracciglia le donano e sono sue, come tutti gli altri peli, anche quelli delle ascelle, e fanno parte della sua bellezza. Chi si strappa troppo poi vede ricrescere il triplo a quanto ne so,ed essere vincolati per tutta la vita ad una pinzetta non mi sembra un presupposto di bellezza…poi ognuno ha i suoi gusti!!! http://www.donnaclick.it/fotogallery/2279-10/tendenze-2012-sopracciglia-folte.htm