Chronicle, Josh Trank 2012

Chronicle
di Josh Trank, 2012

Negli ultimi anni, si è diffusa in modo capillare, soprattutto nel cinema fantastico e nel cinema horror, la moda del cosiddetto found footage; un artificio tecnico e narrativo al tempo stesso attraverso il quale si possono anche compensare, magari in modo autoriflessivo, le proprie ristrettezze di budget. Sono però pochi (e quasi tutti usciti anni fa, per esempio Cloverfield, Redacted, Rec) i film che hanno saputo utilizzarlo in modo intelligente, sensato. Chronicle in tal senso rappresenta una svolta quasi epocale.

In una nuvolosa e suggestiva Seattle ricreata tra Vancouver e Cape Town, tre studenti delle superiori (tra cui uno solitario ed emarginato, con una tragica situazione famigliare e una fresca ossessione per la sua telecamera) scoprono per caso in un bosco fuori città una profonda cavità, il cui misterioso contenuto dona loro straordinari poteri telecinetici – e non solo, come vedremo in seguito. Chronicle è di fatto costruito come una origin story, ma quella che dalla distanza potrebbe sembrare l’ennesima variazione del tema super-eroico declinato nel mondo delle high school americane diventa nel suo implacabile e cupissimo sviluppo uno dei più originali e trascinanti romanzi di formazione degli ultimi tempi.

La sceneggiatura brillante e colta, solidissima anche se non sempre sottile, del 25enne figlio d’arte Max Landis accorpa noti contrasti sociali dell’immaginario high school, riferimenti geek, implicazioni filosofiche, ma partendo di base da una domanda ben chiara, che suona all’incirca: cosa succederebbe davvero se un adolescente ottenesse dei superpoteri? Tutti spunti che l’esordiente Josh Trank sfrutta con dedizione e passione, ma anche con innegabile fiuto; perché tra i grandi punti di forza, al di là dello stratagemma filmico in sé, è infatti l’uso che ne viene fatto e la sua centralità nel racconto. Dopotutto il film si chiama Chronicle e si apre sulla decisione di Andrew di “filmare tutto”: non si tratta di un pretesto ma di un concetto saldato alla psicologia dei personaggi, e quella della telecinesi come direzione della fotografia è un’idea autenticamente geniale che contribuisce a cambiare le regole del gioco dall’interno.

Ma al di là delle considerazioni necessarie sull’intelligenza, sulla scaltrezza e sulle implicazioni metanarrative di un film come Chronicle, da un certo punto in poi il talento artistico in campo e il gusto per lo spettacolo puro prendono totalmente il sopravvento. E fanno terra bruciata. Grazie alla bravura (ma anche al casting perfetto) degli semisconosciuti attori principali e a uno spirito strenuamente apocalittico, la seconda metà di Chronicle mette gradualmente da parte il tono più ironico e scanzonato dei dialoghi di Landis e si lancia in un crescendo drammatico, esplosivo, irresistibile che a molti ha ricordato quello di Akira e in cui la moltiplicazione degli strumenti di ripresa non fa che amplificare le notevoli ambizioni di tragica grandezza del film.

Chronicle fa molto di più che “spendere poco e guadagnare molto” (costato 12 milioni, ne ha già incassati più di 60 in Nord America e il doppio in totale) né si limita a percorrere strade già percorse dai suoi predecessori. Al contrario: ci riporta alla centralità delle idee, della bravura, della cura del racconto, dei personaggi. E ci lascia senza fiato in gola.

Nei cinema dal 9 maggio 2012

11 Thoughts on “Chronicle, Josh Trank 2012

  1. skott on 8 maggio 2012 at 14:50 said:

    Secondo me anche in Chronicle la questione del found footage funziona fino a un certo punto… poi diventa la solita forzatura difficile da spiegare. Tolto questo, concordo che sia un gran bel film :)

  2. Avevo visto il trailer giorni fa, mi era sembrata una bellissima idea quella di declinare questo stile in un racconto diverso dal solito. Per intendersi non horror e non gente che scappa da qualcosa.
    Però come giustamente sottolinei te è impossibile non pensare ad Akira.
    E se guardando Hunger Games (non voglio ributtare il dibattito sul plagio) è impossibile non pensare a Battle Royale. Possiamo trovare in questi due film una prima virata del genere Cinecomics-supereroistico. Ormai avviato al tramonto dopo aver saccheggiato il fumetto americano, potrebbe rivitalizzarsi riadattando e modificando l’immaginario vastissimo e immaginifico dei manga.
    Sono andato fuori tema, scusa.

  3. Laterall on 8 maggio 2012 at 21:46 said:

    Vado OT completamente e se posso faccio una domanda a Kekkoz: leggo che hai visto in anteprima Cabin in the wood, ma era doppiato o sottotitolato? Io ne aspetto l’uscita ufficiale con la bava alla bocca da mesi, ma vorrei capire com’è la versione italiana, si può guardare?
    Vorrei poterlo vedere TIPO ADESSO.
    grazie!

    • Maledetti OT! :-)
      The Cabin in The Woods era doppiato. Diciamo nella media. La prima volta però ti consiglio di vederlo sul grande schermo, in ogni caso.
      (cioè, ora magari ho voglia di risentire i dialoghi in inglese, ma sono contento di averlo visto in sala)

      • Lateralle on 8 maggio 2012 at 22:42 said:

        Eh ma infatti, il punto è proprio che voglio vederlo sul grande schermo, non mi voglio accontentare di surrogati per la prima visione!
        “nella media” può andar bene, terrò a bada il mio lato schizzinoso :)
        grazie

  4. zioluc on 10 maggio 2012 at 10:34 said:

    non so, a me il film è piaciuto abbastanza, ma per me il suo punto debole è proprio la mossa del found footage che ho trovato inutile e fastidiosa.
    Non vorrete negare che gli unici momenti in cui è davvero sensata e anche un po’ emozionante sono quelli del volo? Il resto è o altamente improbabile (es. la ramanzina del padre che l’ha appena sgridato per avere acquistato la telecamera) o comunque oggetto di montaggio (pietoso lo stratagemma dell’incrocio con il girato della blogger). Anche la battaglia finale, con le riprese multiple di telefonini e fotocamere carpite ai turisti, visivamente è uguale a un film classico… e quindi?

    (commento postato anche sull’ineffabile “i 400 calci”)

  5. marziano on 14 maggio 2012 at 16:11 said:

    è vero, però, di fatto, nella narrazione, ad un certo punto, lo spettatore comincia a non farci più caso al fatto del found footage e comincia a considerarla come normale camera del terzo narratore onnisciente.
    dopo però riflettendoci provi una certa ammirazione visto che ne hanno trovate davvero dappertutto.
    ospedale e rapina in negozio su tutte.

  6. papple on 23 maggio 2012 at 22:29 said:

    Pur leggendo volentieri il tuo apprezzamento per il film che condivido a pieno, devo correggerti, perché il found footage non è affatto quello descritto nella pagina di Wikipedia in inglese, bensì questo http://it.wikipedia.org/wiki/Found_footage
    e soprattutto questo
    http://archives.arte.tv/cinema/court_metrage/court-circuit/lemagfilms/010901_film3bis.htm.
    I film che citi tu possono essere racchiusi nel genere del mokumentary.
    Il found footage è invece il riutilizzo di materiale filmico già esistente.

    • Mi spiace contraddirti in parte Pamela, ma nonostante derivi effettivamente da quello che indichi (cfr. Wikipedia) il termine “found footage” viene usato ormai da molto tempo e da tutta la stampa mondiale anche nell’altro senso da me indicato ovvero per indicare film costruiti sull’illusione fittizia che siano montaggi di autentici “found footage” (cfr. Wikipedia dove è presente anche una lunga lista di film appartenenti al “genere”, tra virgolette). Alcuni esempi a caso di articoli sull’argomento: Rivista Studio, Splatter Container, Guardian, Den of Geek, PopMatters, eccetera.
      Un mockumentary è invece un film costruito utilizzando i linguaggi del documentario ma che tratta un argomento inventato (cfr. Wikipedia), quindi è una cosa un po’ diversa.

      • papple on 23 maggio 2012 at 23:16 said:

        Come tu stesso dici, il termine viene usato dalla stampa, ma non significa che sia tecnicamente corretto.
        Volendo si potrebbe dire che Chronicle e gli altri sono esempi di found footage nella misura in cui “simulano” il riutilizzo di materiale preesistente, ma non è così.
        Come invece dimostrano svariati studi accademici, (http://www.amazon.com/Cut-Found-Object-Contemporary-Video/dp/0944110657/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1337807280&sr=8-1 http://www.kebabaquarium.com/filez/ZyrdFoundFootageFilm.pdf )
        per found footage si intende letteralmente il prelievo di pezzi di film che vengono rimontati.
        Per quanto riguarda il Mokumentary, sono dubbiosa, nel senso che dobbiamo prima stabilire che cos’è un “documentary format”.
        Se lo si considera un formato privo di messa in scena (niente attori, niente sceneggiatura, ridotto supporto tecnico) allora anche Chronicle è un mokumentary. Non per nulla il titolo rimanda alla cronaca, ovvero alla registrazione (in questo caso video) di quello che succede realmente.

      • Scusa se insisto (poi la smetto, letteralmente) ma è esattamente come hai detto: “Chronicle e gli altri sono esempi di found footage nella misura in cui *simulano* il riutilizzo di materiale preesistente”. Il fatto che vengano orma universalmente chiamati in quel modo è dovuto proprio al rimando a una metodologia e a una terminologia preesistente.
        Nel caso specifico, credo che il termine restituisca il concetto in modo funzionale e quindi continuerò a usarlo. Più in generale, mi piace pensare che la terminologia applicata al cinema e allo spettacolo non debba essere per forza così rigida e possa evolvere di pari passo all’evoluzione e alla critica del mezzo e dei suoi linguaggi.
        Sul mockumentary mi sembra che siamo ancora più distanti, ma non è mia intenzione convincerti, giuro, va bene così.

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