Scialla!
di Francesco Bruni, 2011
In un’annata non troppo entusiasmante per il cinema italiano, Scialla! ha saputo difendersi piuttosto bene, a partire dalla vittoria (scontata) di Controcampo Italiano a Venezia, col favore di molta critica, a quella del David come miglior regista esordiente. In verità, come sappiamo bene, Bruni è tutt’altro che un “esordiente”: ha scritto tutti i film del suo amico Paolo Virzì, quasi tutti quelli di Mimmo Calopresti. Scialla!, uscito giusto in tempo per il suo cinquantesimo compleanno, è la sua opera prima dietro la macchina da presa, ma vent’anni di lavoro non si cancellano in un soffio: per questo motivo, ben più della messa in scena (anche se la fotografia del veterano Arnaldo Catinari ha qualche buona intuizione, soprattutto intorno al personaggio di Luca) al centro del film c’è il soggetto, in cui un ex professore disilluso e sciatto scopre la vera identità del ragazzetto a cui dà ripetizioni di lettere. Qualche volta la sceneggiatura scopre troppo le carte, rivelando uno scheletro narrativo rigidissimo, ma alcuni dialoghi hanno un’invidiabile freschezza – anche grazie all’ottima intesa tra il giovane Filippo Scicchitano e Fabrizio Bentivoglio, che sfoggia un accento veneto forzato ma stranamente sensato – ed è vincente a modo suo la scelta di Bruni di mantenere per tutta la durata del film un registro così lieve, pressoché inoffensivo, da qualunque punto di vista lo si guardi. Così, persino gli ostacoli più violenti finiscono per risultare tutt’altro che minacciosi: dalla sua, il gangster colto cinefilo è una buona vecchia idea, giusto a un passo dalla macchietta (ma Vinicio Marchioni se la cava, e c’è pure spazio per una in-joke su Romanzo Criminale), peccato che poi finisca per diventare il deus ex machina di turno. Scialla! è un film che, se non graffia né va in profondità, almeno lo fa per sua stessa scelta: la sua preoccupazione è quella di raccontare una storia semplice e sensibile, priva di sensazionalismi e di rischi, con un umorismo quieto e abbastanza insolito per la commedia italiana. Nonostante tutto, ci riesce abbastanza bene. In fondo è un’opera prima. Il ragazzo si farà.
Perché forzato l’accento veneto? Ha origini venete e giá l’aveva sfoggiato con Sorrentino. A me sembra piuttosto naturale, ma non mi sbilancio ho solo il trailer come base.
Mi fa piacere sia piaciuto. Ho partecipato alle riprese del film come videoassist e la freschezza che si rivede nel film è lo specchio dell’atmosfera del set, ve lo posso assicurare! Un esperienza magnifica!
Mi potresti spiegare, giusto per toglierti dalla massa di “critici” che dice cose e le lasci lì senza un vero significato, cosa intendi per “anche se la fotografia del veterano Arnaldo Catinari ha qualche buona intuizione, soprattutto intorno al personaggio di Luca”.
Grande Arnaldo, un mito, velocissimo e intuitivo!
Ciao!
Un esempio può andare? Direi il carrello che segue Luca nei corridoi della scuola mentre dà i pugni all’aria.
Beh… premettendo, senza offesa, che non ci trovo nulla di eclatante in questa scelta peraltro unica (sarebbe stato impensabile una MdP fissa. Un carrello a precedere e a seguire era ciò che avrebbero fatto tutti), posso assicurarti che è stata un’idea di Francesco dall’inizio =)
Era un esempio, non parlo di scelte eclatanti – se ce ne fossero davvero andrebbe a svantaggio del film, che ha altri pregi. In ogni caso le condizioni in cui è stata prodotta una scena o chi ha deciso di farla in un determinato modo mi interessano fino a un certo punto – al di là del gusto della curiosità, per me quello che conta è solo il risultato. In sintesi: si può fare una scena di grande effetto anche senza volerlo.